domenica 15 novembre 2015

LIVE - Godspeed You! Black Emperor



Scusatemi, spendere parole su quello che ho vissuto ieri sera mi è impossibile. Vi faccio solo l'augurio di poterli vedere, di poterli vivere anche voi. Un maestosità che trascende il giudizio, è stato quanto di più bello e intenso abbia vissuto in musica. 

GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR




HOPE

Grazie.


martedì 10 novembre 2015

Godspeed you! Black Emperor - Asunder, Sweet And Other Distress



Che poi avrei dovuto decisamente recensirlo prima, questo disco. Cazzo è uscito mille mila anni fa (sempre nel 2015 però). Una sorpresa per tutti, questo disco. Un'uscita senza preavviso, un fulmine a cielsereno che ha portato non poche perplessità e preoccupazioni fra gli addetti ai lavori.
No, aspetta, mi spiego meglio. Perplessità e preoccupazioni non sono il termine adeguato quando si parla di GY!BE. Perplessità e preoccupazioni si possono usare per un gruppetto del cazzo. Qui no. Qui utilizzeremo la parola

STUPORE

Stupore nel senso che: (praticamente) nessuno se lo aspettava. Stupore anche per il formato con cui questo "Asunder" (lo chiameremo così d'ora in poi) esce. Infatti la scelta pratica ricade su di un singolo vinile, niente cose strane alla "Don't Bend". Ognuno comunque si tenga le sue valutazioni che io mi tengo le mie e, a proposito di questo tema "formale" dirò che la mancanza di idee è completamente annichilita da quella che io definirei piuttosto urgenza espressiva. 
Spieghiamoci: se un gruppo, abituato a fare doppi dischi in gatefold studiando la disposizione dei brani e tutta un'altra serie di cose, all'improvviso ti caccia un disco singolo, puoi anche essere autorizzato a dire: "ok, non c'hanno più idee e c'hanno bisogno dei sordi". Questo lo puoi dire SE e SOLO SE, quel gruppo non è "GY!BE". In questo caso la tua valutazione deve necessariamente essere convertita in: "hanno talmente tanta voglia di incidere un disco da far avere al mondo intero che piuttosto di aspettare che il materiale fluisca e blablabla lo pubblicano subito". Tradotto diventa

URGENZA ESPRESSIVA

Contenti? E guardate che non è ma proprio per un cazzo una giustificazione. Un'idea del modus operandi dei G ce lo avete o no? Dai cazzo, un gruppo così non fa le cose a caso. Fidatevi di voi stessi, cercate di limitare la furia omicida del giudizio facile e superficiale. 

Chiusa questa breve parentesi - chiarimento, passiamo a cosa più specifiche: ovviamente il disco esce per Constellation (ci mancherebbe), etichetta che abbiamo anche tentato di analizzare senza grossi risultati se non una carrellata di loro album. Rinfrescandoci la memoria ricordate che comunque l'etichetta è la personale e mastodontica creatura dei canadesi, dedita alla pubblicazione di perle inarrivabili (proprio su rumore di questo mese c'è un'uscita, appendice del gruppo un po' alla mount zion, su cui magari spenderemo due paroline). 
Nuovo formato etichetta di sempre quindi, e fin qui ci siamo senza difficoltà. 

Entrando nel vivo del discorso: il disco si compone, come di consueto, di un unico, enorme, costrutto sonoro, suddiviso per comodità in quattro arti che potremmo, con un fare un po' snob, chiamare MOVIMENTI. Dio caro la parola MOVIMENTI è tanto brutta quanto affascinante.
Ciascuno di questi oscilla attorno ad una durata fra 6 e 14 minuti (ahahahah). Valutazione del cazzo ma giusto per dire che i primi due durano 10' mentre il terzo e il 4 rispettivamente 6' e 14'. Non ve ne frega assolutamente un cazzo (giustamente). 
Quello che forse vi interessa maggiormente è il contenuto di questi pezzi e quindi ANDIAMO.

Il primo frammento è un muro di suono, solenne, preceduto da una batteria marziale e un debole feedback. Ondate, maree di suono si innalzano, si frantumano su granitiche distorsioni, si sciolgono in sciami di frusci e traballanti rumori, si ricompongono, si fanno frammentate, si confondono con i droni, ritornano vigorose. Ogni colpo è un'esaltazione di suoni: ora la maestosità delle chitarra, ora la profondità del basso, passando per i fiati, un violino tagliente e letale. Un vibrato aggiunto ti destabilizza. Melodie da est si innestano sul tappeto di batterie, si perdono in un'altra ondata, si scompongono, a tratti si ripresentano, si perdono in un accenno di caos puro, sorge un violino, luce che guida, tremolante, si fa sempre più forte, si aggiungono gli altri, staccandosi dall'oscurità, la chitarra continua a vacillare, carica di fuzz, di follia caotica. Soddisfatta, la creatura avanza piano, cominciano a cadere i primi elementi, tornano nel magma informe. Calma dopo la maestosità del suono. Debole, un violino riprende la melodia. Soccorso da un feedback di chitarra comincia a richiamare gli altri, si riforma il nucleo, uno slide si inserisce, si riaprono gli scenari, nuova luce. Il basso entra, sorregge come colonna portante. Nuovo il gioco si ripete, questa volta più calmo, meno troneggiante ma al contempo decisivo, pulito, preciso. L'ultima parole se la prende la chitarra, uno slide in mano esperte, apre la strada per le ondate finali che si perdono in nel fragore dei piatti, in un granitico drone di basso che apre la strada alla calma, la meditazione, la serenità mista a cupo desiderio.

Stratificazione di armonici che si perde in colate di noise e droni. In realtà è uno sprofondare nell'abisso, guardasi attorno e vedere il nulla divorarti. Violino a tratti, divorato dal suono di basso, mefistofelico. Violino rincorso da noise, il terrore messo in musica. Ancora il violino ma questo volta incostante, terrorizzato, braccato. Uno slide si aggiunge alla caccia. Ti inseguono, ti braccano, guardi la luce che si allontana, dietro di te solo vuoto, denso nulla che avanza.  

Un colpo di Tom mette fine ai giochi proibiti. Sei solo ma il cuore batte a mille, senti ancora il terrore divorarti. Sai di essere salvo ma quelle suggestioni, quel buio, quel nulla, sono ancora dietro di te. Una radura. Cauti passi, barcollante avanzi. Si innalza il violino, ti guida. Dietro, la paura di uno slide e di un basso grottesco ti spingono con forza. A tratti il male prevarica, lo senti vicino, vincente, divora tutte le altre frequenze. Si apre il paesaggio. Sei al sicuro anche se la paura lascia cicatrici. E invece il basso riprende, il ricordo è vivido. Questo è terrore. Di nuovo il violino ma questo volta è melanconico, non felice. Scaccia pian piano la disperazione, lasciando un senso di vuoto, lacrime amare. Hai superato l'abisso ma cosa vuol dire? La vita è un'altra, è terribile e i ricordi felici si mescolano a l'esperienze nero pece, la rabbia, la violenza dell'ira e dell'odio ti fanno tremare le mani, strette a pugno, lacrime scendono guidate dalle melodie ma tanto ormai che importa. Ancora tremante, vivo ma a pezzi. Non hai voglia di raccoglierti, tanto poco importa. Preferisci restare lì ad aspettare che la vita torni i suoi debiti. Si vira verso la vertigine, stringi i denti fino a spaccarteli. Te lo meriti? Servirebbe solo qualcuno che ti dicesse "si, te lo meriti" e tutto sarebbe perfetto. Ma la melodia ti guida verso altre risposte, vendetta. Odio, rabbia, furia. La chitarra è un leviatano di rumori, cangiante nelle melodie. Tutto si perde di nuovo. è la rivalsa, la cavalcata finale, maestosa, immensa, totalizzante.
Tutto si mescola, la testa piena di pensieri sfuocati, spazzati via dalla melodia che non ammette distrazioni, sei in piedi ormai, niente luce, buio, disperazione, felicità, tristezza, rimorso, odio, vita morte, nessun altro in vita, niente pensieri, niente, niente, niente. Sei un faro e tutto l'universo è focalizzato su di te, come un ago, condensata l'energia, tutto passa attraverso di te ora, ti sollevi da terra, stringi i pugni, ancora e ancora, sanguini, la mandibola si frantuma, le ossa si polverizzano, la carne brucia, pezzo dopo pezzo, niente dolore, niente, niente, niente. La melodia, sei la melodia.

IMMENSA
MAESTOSA
TOTALIZZANTE


domenica 23 agosto 2015

Uochi Toki / Nadja - Cystema Solari



Giunto il momento è per parlare di questo disco. Ho appena (più o meno) data l'esame della vita intera. Fatto y ya està (soluzione del continum spazio temporale: sono passati circa 3 mesi da quando ho cominciato questo pezzo di lettere e frasi, sono successe miliardi di cose, miliardi di cicli si sono conclusi e riaperti, la visione che ho ora di questo capolavoro è immutata ma prospetticamente differente. Ci provo dai).

Partiamo da un assioma decisivo che riguarda questo disco.

CYSTEMA SOLARI = CAPOLAVORO

Che vabbè può sembrare un po' un giudizio buttato lì, senza troppa convinzione o cognizione di causa (sopratutto se lo mettiamo all'inizio di un "articolo") però vi assicuro che è la verità. Lo avrò ascoltato un numero incalcolabile di volta e sempre (e dico SEMPRE) trovo qualcosa di nuovo, un anfratto, un ripiegamento sonico, una frase, una dissonanza, un pasta diversa nella batteria, una crepa non più simmetrica nel muro di distorsioni. 

Devo ammettere di aver provato a scrivere tutto questo un sacco di volte senza, ovviamente, riuscirci. A posteriori potrei immaginare il problema: intentavo scrivere parole su un disco che stavo contemporaneamente ascoltando. In realtà è una cosa che faccio spesso, immergermi nella scrittura attraverso la musica in esame. In questo caso non mi è stato possibile: questo disco necessità un momento per l'ascolto e un altro (EVENTUALE NON STRETTAMENTE NECESSARIO) momento per la discussione e la scrittura. Non strettamente necessario significa che parlare, scrivere, opinare di un disco del genere non ha nessun valore: è talmente stratificato e complesso che ciò che diciamo si perde nei meandri, viene fagocitato da una macchina musicale dotata di vita propria, schiacciato dalla complessità di un ingranaggio tanto poderoso quanto terribilmente fragile, altoforno di cristallo, splendida arma di distruzione di massa. Letale. 
E quindi? Quindi il succo è che tu puoi dire quel cazzo che ti pare su "Cystema Solari", può benissimo crearti un'opinione, sputare un giudizio, tanto quello che la 

COLLABORAZIONE DEL DEMONIO

ha generato rimarrà lì, pilastro immobile a separare ciò che stra prima e ciò che sta dopo (tipo GESO)))) e se ne fregherà ma proprio durissimo di persone insignificanti come me e te. Tipo cthulhu no? Puoi anche negare l'evidenza, dire che il sommo dei sommi grande antico ti fa cagare ma tanto lui sta lì, nelle profondità del mare, addormentato o meno, a governare noi poveri ignari, scandendo le nostre vite e bla bla bla. Se questa roba di Cthulhu la applicchi alla musica ti salta fuori proprio Cystema Solari (è stato facile no?)


Adesso che vi siete fatti più o meno un'idea andiamo a presentare i protagonisti di questa grande impresa. In realtà non avrebbero neanche bisogno di presentazioni visto il calibro, la stazza, la presenza, il peso specifico ecc... però almeno così approfittiamo per rendere questo articolo già concluso, un po' più lunghetto,
NADJA
Se sapete come si pronuncia fatemi un fischio, non l'ho mai capito e mai lo capirò. Nadja è un progetto - duo, composto da Aidan Baker e Leah Buckareff, chitarra e basso rispettivamente. Potete farvi un giro su internet per capire un po' di cosa stiamo parlando. Non vi consiglio direttamente la musica (mi pare ovvio che dovete ascoltarli) ma piuttosto le interviste e gli aspetti più tecnici: il suono dei Nadja è probabilmente la cosa più massiva che ascolterete nella vostra vita (GODFLESH suonati dai SUNN O)) ) ma è prodotto con delle cose incredibilmente semplici. Questo ci porta ad analizzare non tanto la musica in sè, bensì il processo mentale che porta alla produzione della musica stessa. Senza troppi giri di parole la domanda che sorge spontanea quando si approccia questo duo è

MA COSA CAZZO HANNO NELLA TESTA DL?

Nel senso che produrre quei capolavori di Doom - Drone senza nemmeno usare un ampli ma andando diretti nel mixer con quattro pedali del cazzo e una base di drum machine, mi sembra un po' che dio cane mi stai prendendo per il culo. 
Mi sto accorgendo che non ho ancora parlato un cazzo del disco in sè, QUINDI vi rimando direttamente alla pagina bandcamp di NADJA (non fatemi mettere il collegamento, dai che basta solo cercali su google) e vi consiglio anche di andare a sentirvi le robine soliste di Aidan che sono quell'ambient un po' malatone che so che vi piace tanto. 

UOCHI TOKI

Vabbè nel senso, fatevi un processo alle intenzioni. Davvero non conoscete Uochi Toki? Dobbiamo davvero parlarne? Nadja vabbè si può anche chiudere un occhio (io li ho scoperti praticamente con questo album in realtà) ma Uochi Toki no, dai! NONO questa volta sarò inamovibile. Se non conosci Uochi Toki vattene da qui. ALL'IMMEDIATO. 

E ALLA FINE, CYSTEMA SOLARI

OH! ce l'abbiamo fatta alla fine! Ho anche messo il colore rosso tanto per dare un po' di importanza. Che poi uno legge tutta sta merdata, si stufa perchè non dico nulla sul disco e va via (comprensibile). 
Dunque Dunque. Abbiamo già giustamente detto che questo disco è un capolavoro. Basta ascoltarlo una volta per capirlo. Però perchè dovrebbe esserlo? Dirlo e basta non è sufficiente, mi pare chiaro. In reltà tutto si riassume abbastanza facilmente in una frase che ho detto prima: Cystema Solari è come Gesooo))), come un pilastro immobile per spartire ciò che è stato da ciò che sarà, una sorta di tassello evolutivo musicale. In musica l'evoluzione avanza per quanti, non esiste una progressione morbida e continua. Ci sono dei salti, in alto o in basso vedete voi, che spaccano completamente tutto quello che è stato, lo riducono a VECCHIO e MORTO. Esattamente come il famoso colpo di pistola del circolo di vienna: pensiamo che una cosa sia lo stato dell'arte finchè non arriva un profeta, sfodera la detonante arma e innaffia il notevole e notabile arazzo di famiglia con il contenuto della tua scatola cranica. Solitamente funziona esattamente così. Almeno, per me è così, la sensazione è quella. 

Ok, abbiamo fatto le premesse. Però la domanda resta (quasi) immutata: cosa dovrebbe rendere questo disco il colpo di pistola? Lo spara cervella?. Ci sono alcuni punti da analizzare, singolarmente e quindi nel complesso. 

Il primo è sicuramente la musica: non esiste in questo caso fare un'analisi SEPARATA dei due protagonisti. Sarebbe come mangiare un risotto ai peperoni separando le due componenti. Il connubio qui è perfetto ai massimi livelli. Nadja genera i muri di suono propri della sua natura ma li plasma, li modella, li adatta al noise malato e ai campionamenti e samples di Rico. E VICEVERSA. Viceversa nel senso che il trainante non è nessuno, non è che uno guida e l'altro segue. Il problema è che si sbaglia A PRIORI dicendo "uno e l'altro". Dimenticatevelo. Se per la voce potremo fare una doverosa differenziazione (ma anche no in realtà), per la musica questo non ha senso, perchè la fusione è perfetta, non c'è distacco, non c'è separazione dei sound o dei componenti. Muro di suoni unico, come se si fosse generato spontaneamente una nuova entità musicale, perfettamente proporzionata fra i due protagonisti. Questo è importante: il suono che sentiamo nel disco non è UOCHI + NADJA = ALTRA COSA ma bensì UOCHI + NADJA = UOCHI + NADJA. E voi giustamente direte: non so se prendere questa cosa come positiva o come negativa. In realtà non è nessuna delle due, è così punto e basta e, se consideri che è saltato fuori spontaneamente, senza alcun tipo di forzatura, devi fartene una ragione. 
La parte prettamente tecnica non avrebbe in realtà bisogno di grandi discorsi: i sample di drum machine non sono mai puliti, sempre filtrati da una distruzione (non distorsione) atomica, satura, disturbante. Si alternano, si avvinghiano, si separano e si riallacciano, spariscono per poi ricomparire in situazioni e posizioni anomale, mai banali, mai scorrette. Rico non calca mai la mano su asimmetrie o devastanti cambi tempo ma nonostante questo il concetto che 

IL TEMPO NON E' SABBIA MA SI SPOSTA COME SEPPIA IN ACQUA

permea tutta la produzione, seguito impeccabilmente dalle maree di drone che Nadja sprigiona. Il drone è perfetto: non c'è un attimo di tregua, un momento di respiro. Mettere la puntina sul piatto significa immergersi per tutta la durata del disco. Non c'è via d'uscita. Un viaggio verso un destino ineluttabile (dopo spieghiamo meglio). Il tipo di rumore che c'è qui è spesso, dissonante, devastato da colate di distorsione, filtrato da riverberi e delay impossibili da concepire dall'essere umano. Se lo mettete sull'impianto percepite questa robustezza, questo peso importantissimo. Quasi come nuotare nel cemento. La progressione del disco segna, inevitabilmente, una disgregazione del suono, i singoli elementi vengono isolati, degenerati, spaccati, dilatati all'inverosimile, compressi nuovamente, in un ciclo infinito che vomita colate di noise fisso, impenetrabile. Questo è il punto chiave: la PROGRESSIONE. La ritroveremo fra poco, nei testi, nelle parole, nel significato, nel viaggio.

I testi. Beh i testi. Cosa dire. Cystema Solari è un racconto. Qualcuno qualche tempo fa mi ha detto che uochi toki era come un audiolibro. Effettivamente è così. Quando ascolti la voce e la narrazione ti immergi completamente nel mondo creato dalle parole. Una volta mi è capitato di perdermi in "Cuore Amore Errore Disintegrazione" talmente tanto da rischiare un incidente in macchina (io contro il cancello di casa mia). Questo grado di immersione è esaltato con una potenza terrificante in questo disco. La voce racconta di un viaggio. Il viaggio di una navicella più o meno senziente e del suo passeggero (presente fino ad un certo punto del tragitto) attraverso ogni pianeta del sistema solare, fino al sole. Ogni elemento ha la sua storia, il suo racconto, i suoi segreti e le sue terrificanti verità.
Quello che però rende effettivamente il testo, le parole, la narrazione, così terrificanti è il fatto che la lingua utilizzata non è propriamente tale: Napo utilizza latino, francese, inglese e italiano per sviluppare il viaggio, fondendoli in un continum linguistico sempre in bilico fra la comprensione e la piacevole quanto frustrante sensazione di aver perso qualcosa. C'è sempre un filo conduttore nella mente dell'ascoltatore, una sorta di significato aleggiante, incorporeo e inconsistente, inafferrabile. Da qui il mio consiglio: le prime volte ascoltatelo senza testo, senza farvi problemi di comprensione, ascoltatelo e basta, fatevi questo regalo. Quando vi siete saturati della bellezza incommensurabile, andate su bandcamp degli uochi e leggetevi il testo. Molte parti rimangono comunque di difficile comprensione (ma con un po' di sforzo ce la fate). Con il testo sotto mano vi si apriranno voragini di messaggi nascosti, perle rare, abissi, distese oniriche. Importante però il doppio passaggio (almeno per me): dai, seguite il mio consiglio, non separate DA SUBITO le due cose, vale davvero la pena farsi il viaggione ad occhi chiusi (o socchiusi, come preferite) e poi carpire i significati nascosti attraverso la lettura.
Volutamente non parlo di ciò che narra il disco (se non in parte); primo perchè alcuni passaggi mi sono todavia oscuri (ricordate il fatto del significato percepibile ma non perfettamente a fuoco?) ma sopratutto perchè non è giusto che vi rovini la sorpresa.




martedì 26 maggio 2015

Uochi Toki - Il Limite Valicabile


Provo a dire due parole su questo disco. 




























Non ce la faccio.


lunedì 11 maggio 2015

Swans - To be Kind


La sola cosa che odio di questo disco è che non lo possiedo. Anzi no. Odio anche il fatto che sia così terribilmente bello da costare uno sproposito. Ma prima o poi sarà mio.

Notate forse una vaga ossessione con gli Swans, in questo periodo? Beh è la verità, ormai sono super preso bene (o forse malissimo) con il gruppo di Gira e piano piano sto rispolverando tutti i loro album. Questo fatto ha una serie di motivi alla base che forse vi spiegherò un'altra volta, a posteriori. Vi dico che comunque non c'è nessun motivo per non amare gli Swans. Sono un tassello imprescindibile nella discografia personale di ognuno di noi.

Detto questo. Se l'altro giorno abbiamo parlato di Filth, il primo, visionario, malato, ossessivo capolavoro, oggi parliamo dell'ultimo (non in assoluto, solo in termini di successione cronologica), denominato innocentemente, 

TO BE KIND

C'ho fatto pure una recensione, SERIA, di questo disco. Rileggendola adesso ci sono tante cose stupide, quasi adolescenziali ma tutto sommato mi sembra una buona recensione. Ho imparato tante cose da quella volta. 

In TO BE KIND il panorama cambia. Cambia l'ora del giorno in cui è stata scattata la foto - dipinto il cuadro. Forse cambiano le condizioni atmosferiche. Dipende da come lo vediate, però il succo del discorso è che se Filth era una metallurgica schiacciassi, To be Kind è un alto forno, un enorme vulcano, un crogiolo da venti milioni di tonnellate che progressivamente e inesorabilmente, si inclina per lasciar fuoriuscire una colata lavica di tali proporzioni, da sconvolgere l'ordine delle cose, cambiare le regole gravitazionali, spostare piani, creare universi. 
Questo è To Be Kind. Un buco nero, inesorabile, ineluttabile.

Le regole del gioco sono solo riviste in chiave dilatata, dove gli spazi fra le cose sono stiracchiati all'infinito, sconvolti e gonfiati per deformarne il contenuto. La ripetizione si fa ancora una volta punto cardine, con elementi melodici e ritmici che si susseguono identici, per tutta la durata di un brano. Statici ma al contempo pulsanti, incredibilmente vivi. 
Un disco doppio, questo To be Kind. Come il predecessore. E come the Seer contiene una traccia immensa, una collisione planetaria da 30 minuti, composta da una cavalcata kraut che si perde nelle profondità del drone, del noise aggressivo. Bring the Sun si chiama, ed è effettivamente come portare il sole nel palmo di una mano. Io credo che potrebbe essere tranquillamente la colonna sonora dell'ultimo giorno della vita di qualcuno. Così ineluttabile, così maestoso. 
Altri sono i pezzi degni di doverosa nota ma che importa? Potrei citare la Title track, potrei citare l'incipit (Screeshot, brano impossibile) oppure "Just a little Boy" con la sua steel guitar presente e assente, che ricompare assieme ad un brivido lungo la schiena ma non servirebbe a niente perchè le parole, per un disco del genere, sono altro che sprecate. 
Ancora una volta parlo di ciò che il disco significa per ME e non oggetivamente quello che contiene. In altre occasioni è stato un errore grossolano ma nel caso degli Swans è l'unica cosa possibile perchè

GLI SWANS SONO LO SPECCHIO IN CUI SI RIFLETTE LA NOSTRA FACCIA OGNI MATTINA. SONO L'INTROSPEZIONE. SONO NOI.


domenica 10 maggio 2015

Swans - Filth


Ok. Sto aspettando quell'oretta che mi separa dall'autobus per poter andare a una fiera del disco e lo sto facendo scrivendo un pezzo sul blog, dopo davvero un'eternità.
Ragazzi le cose sono combiate, sono cambiate molto. Si sono rivoltate, l'interno è diventato l'esterno e viceversa. Ma va bene così. Chiaro, all'inizio vomiti un po', vuoi chiuderla lì, però dopo ti accorgi che ci sono cose che trascendono le volontà umane, ci sono cose che ti sono state donate per essere comprese da te. Da te soltanto. Quindi chiudi gli occhi e ti butti nel vuoto.

Detto questo. Praticamente un mesetto fa, alla giornata mondiale del negozio di dischi, ho comprato Filth. Nonostante fosse stato montato un bello spazio dischi, robe tipo magliette e altre amenità, su quella decina di banchetti che c'erano solo UNO era decente. Ed era decente solo perchè aveva questo disco, qualche Sonic Youth e uno degli Helmet (che vabbè sputaci sopra). 


Gli altri erano proprio merda. Ma merda fortissima. Roba da che dio cane. Ma come fa la gente ad ascoltare i soliti gruppi da 30 anni? Ok, ascoltateli su youtube, scarica la discografia, vai al concerto, ma COMPRARE UN DISCO? En serio? 
In realtà il succo del discorso è 

PARONS

Piccolo sfogo così perchè lo dovevo dire a un software. Mi mancava sta cosa. 
Oggi parliamo di Filth. Anzi parliamo prima degli Swans. Gli Swans sono un gruppo americano seminale per qualsiasi tipo di musica venuta dopo di loro. Sono una pietra miliare in concetti come noise, drone, industrial (meno), no wave, psichedelia quella fatta male, musica del demonio e soprattutto "fare concerti da 2 ore e mezza" assieme a "fare album da 2 dischi e metterci sempre dentro una canzone sopra i 30 minuti". 
Sono guidati dalla persona più carismatica sulla faccia della terra. Un certo Gira. Gira possiede la voce più carismatica del globo (qui parlo delle produzioni più recenti, quando l'età lo ha fatto aumentare di valore ancora di più) oltre a suonare la chitarra e a dirigere un manipolo di personaggi dediti a sfasciare cose, suonare strumenti strani e fare moltissimo rumore. 

Filth è il primo lavoro compiuto degli Swans. Non dubito minimamente ce ne siano stati altri prima, però come prodotto compiuto degno di questo nome Filth rappresenta il primo tassello della discografia. 

Il prossimo post sarà sicuramente un altro disco degli Swans e questa scelta l'ho fatta perchè è FONDAMENTALE (io l'ho scoperto tardi purtroppo) capire l'evoluzione, la cronologia delle cose, come si è spostato il punto focale del suono.
Questo primo disco è metallurgico, è industriale, è siderurgico, è un alto forno. Sono canzoni tutto sommato brevi, dirette e sopratutto 

RIPETITIVE

No vabbè scusate è che non mi veniva in mente un altro termine per descriverle. Sono cicliche, il ritmo della canzone non cambia mai, non cambiano mai le melodie, semplicemente si inseriscono ogni volta più elementi. più struttura. Ogni elemento che si inserisce entra nella ripetizione. E così all'infinito. Sopra tutto poi si staglia gira. Con i suoi cantici di morte, disperazione, nichilismo, rassegnazione. Musica infernale. A volte sembra una marcia, un nastro trasportatore, una schiaccia sassi. Un nastro trasportatore di quelli che portano i pulcini maschi ad essere macellati vista la loro notoria inutilità. Ci sono cose che vanno oltre il giudizio, oltre la realtà, delle cose che puoi associare, creare disagio, però trascendono, sono imperiture e si stagliano oltre le montagne, lontano dallo sguardo. Possiamo immaginarcele, possiamo dire "ok, se lo posso immaginare sicuramente lì c'è qualcosa" ma l'immaginazione non è comprensione, è solo speranza, fede. 
Ecco gli Swans sono esattamente il contrario. Non sono al di fuori della vista, non sono oltre lo sguardo. Sono una fabbrica di morte fatta di petrolio solido, acciaio, catrame, cemento nero, ossidiana che si staglia nel centro, davanti alla tua bella casa, ti rovina la tua amata vista sulle montagne, è lì, reale, spazza via i tuoi sogni, li disintegra nella macchina, negli ingranaggi. Macina la tua fede stupida e irrazionale, ti pone davanti le tue responsabilità, il peso delle tue illusioni di merda, la stupidità dei tuoi pensieri e l'ipocrisia delle tue azioni. 

Se riesce a svegliarti puoi anche dire addio alla tua felicità fittizia, il peso della comprensione è questo. Abituatici. 




giovedì 5 febbraio 2015

Zs - Xe


Mi ricordo di aver sentito parlare per la prima volta di questo terzetto del demonio tipo un 3 anni fai, quando comprai (tardi lo so) uno dei miei primi numeri di BU. Oltre a un sacco di cose fighe (il Don in primis), retrospettive e una vagonata di recensioni, c'era anche questa bella analisi del freeee visto con gli occhi degli Zs. 

All'epoca non aveva ancora ben inteso tutto questo spettacolare mondo del NOISE e quindi mi gasai con i miei amici dicendo che ascoltavo le cose strane e loro no. Loro non mi cagarono molto e tutto finì lì. 

Dopo un bel po' di tempo (3 anni, come dicevamo prima), mi ritrovo ad osservare una bella video - review del caro Fantano proprio riguardo a questo disco, Xe. Lui ne parla molto bene, ma questo non significa assolutamente che a questo punto debba parlarne bene anche io A PRESCINDERE. Io ne parlo bene perchè un disco di una solidità e di una caoticità davvero inumana e sì, A POSTERIORI, certo che sono in accordo con lui. 

Il terzetto è composto da batteria, sax (non è un baritono purtroppo e la mia conoscenza degli strumenti a fiato si ferma qui), chitarra del demonio e orpelli elettronici. 
La batteria diciamo che è molto "acustica", nel senso che quando non predominano gli orpelli di cui sopra, si "limita" nel suo lavoro di dare il tempo al tutto. Sopra il "dare il tempo" ci fa le improvvisate del male, free proprio, senza mai perdere un colpo, sempre cadendo giusta al 110%. Una cosa che tipo se provi a tenere il tempo stai male dentro. Il tempo dei brani poi non è mai lineare ovviamente, con un sacco di rimandi al Math di scuola americana, Don in prima linea, ma anche diramazioni dance - complesse - apprezzabili alla Battles.

Come accennato io non sono un grande conoscitore (appassionato è una parola diversa) degli strumenti a fiato che non siano quelli degli ZU!. Nonostante questo posso dirvi che quello che quell'uomo fa con il suo pezzo di metallo ha dell'incredibile. Non ha mai un registro particolarmente basso o detonante, diciamo che si mantiene sempre abbastanza altino. Sin embargo, l'incostanza e la facilità con cui passa da tappeto - free - tappeto - groove - duetto con chitarra - tappeto - free - noise puro - DRO))NE, ha addosso un malessere che dici ma cazzo com'è possibile. 

La chitarra potremmo tranquillamente non discuterla, tanto è apocalittica. Vale la stessa cosa detta per il sax: è usato come lo strumento della fuga d'idee. Potrebbero essere tranquillamente tre bipolari che nessuno se ne accorgerebbe. Anche qui passaggi fra una sfumatura e l'altra, oltre ad avere una tenuta e un glissato da manuale, danno l'idea di una frammentazione che pochi dischi (nessuno sicuramente di questo genere) possono vantare. 

Mettete tutto assieme e avete ottenuto questo meraviglioso "Xe". Non temete, nonostante quello che ho detto possa spaventare, è un disco molto assimilabile! Oltretutto non ha una lunghezza proibitiva e i passaggi sono talmente ben amalgamati che le varie transizioni noise e

DRO)))NE

non si notano se non stando proprio attenti ma attenti forte. Aggiungo una piccola cosa: volete vantarvi con i vostri amici e parenti che ascoltate le cose male ma non volete per forza stravolgere i vostri gusti musicali? Occhio perchè questo disco potrebbe proprio fare al caso vostro. O forse no, potrebbero essere i 40 min (credo, circa (in realtà 42:23)) più brutti i "pesadillici" della vostra vita. E adesso? cosa fare? ascoltarlo o no? fidarsi o no? Per confondervi ancora di più le idee metterò il termine meno specifico per la descrizione di un'opera artistica (termine debitamente incluso in una frase di senso compiuto). Questo è senza dubbio un disco

SOLIDO


domenica 25 gennaio 2015

Napalm Death - Apex Predator


Ma cosa dovrebbe essere Easy Meat? Un sottotitolo? Vabbè. Se i Napalm Death necessitano presentazioni evidentemente vi siete persi qualcosa per strada. Sono un band della GB dedita un particolarmente letale ed apprezzato tipo di Grind. In pratica rapidi - aggressivi - killer. Nella loro carriera però hanno sempre cercato di inserire elementi di particolare spessore, come soluzioni ritmiche variate e non scontate, testi "illuminati" e un'attitudine politico - diy apprezzabile ma mai invadente. 
Tutto questo gli ha permesso di essere fra i gruppi più apprezzati del proprio genere (a conti fatti sono un po' più digeribili del resto del panorama grind proprio per le loro cangianti caratteristiche musicali) senza contare che sono stati parte attiva nella loro formazione (Scum è del '87 per dire). 

A proposito di Scum. Per buttare giù queste due righe mi sono ovviamente andato a risentire quel famoso quanto (giustamente) osannato disco.
C'è qualcosa di malato e incredibilmente affascinante nella musica dei Napalm. Nel senso che non sono un gruppo qualsiasi. Pardon, non sono un gruppo Grind qualsiasi. Chiaro, per fare una musica del genere devi avere le palle esagonali, e pure di amianto, però sta di fatto che la scena grind non è che stia proprio morendo. 
Quindi cosa rende (a parte l'aderenza al genere) i ND un gruppo Grind figo? Prendete una canzone come Scum. La canzone omonima. Mi basta l'incipit. Quella grezzità, quel marcio infinito steso sopra tutti gli strumenti. Volutamente o meno, il gruppo, attraverso questo tipo di attitudine DISTRUTTIVA ha generato IL DISCO grind per antonomasia, il disco a cui pensi quando ti dicono "Ahhh ma grind intendi!" esatto proprio quello lì. Non c'è creazione in un'opera del genere. I Napalm non vogliono che tu esca dall'esperienza rafforzato, diverso, interiorizzato, arricchito, vogliono solo, e giustamente, spaccarti la faccia. Canzoni da una manciata di secondi capaci di radere al suolo qualsiasi cosa, sommergendo tutto con una cacofonia impenetrabile ma allo stesso tempo terribilmente chirurgica. 

Ma la domanda sorge spontanea (forse). Che fine avrebbero fatto i ND se avessero continuato a fare esattamente la stessa cosa che hanno fatto in Scum per il resto della loro carriera? Sarebbero scomparsi ovviamente. Questo si spiega nella sindrome del "gruppo di riferimento". Quando un gruppo musicale crea qualcosa di nuovo automaticamente, dei ragazzini di 16 pongono sulla loro pagine facebook, fra le influenze, il nome di quel gruppo. Dopo un po' di tempo i ragazzini cominciano a fare una musica che è un costrutto dei loro ascolti, fra cui anche quel gruppo in particolare. Nel frattempo anche il gruppo è andato avanti. Se andando avanti non si rinnova, o meglio non riesce a reinterpretare il proprio suono sotto nuovi punti di vista (non significa necessariamente cambiare genere musicale o fare un disco completamente diverso dall'altro) i 16enni (che ora sono 20enni) semplicemente lo sommergono con la loro musica nuova e lui scompare. Se invece riesce a sbloccare una serie di meccanismi (di cui si può solo parlare contestualizzando per singolo caso) e a rinnovarsi costantemente, sopravvive e viene ricordato nei secoli dei secoli 

NON SOLO COME SEMINALE ICONA DEL GENERE SINO COME MACCHINA DI MORTE

Secondo me i Napalm hanno fatto una carriera sempre al 100% e non lo dico solo in senso di produzione musicale (scivoloni CLAMOROSI non ce ne sono stati in realtà) ma anche con radicale appartenenza al genere e all'attitudine che traspare, come un treno che ti si schianta in faccia, da Scum (You suffer è un condensato rappresentativo anche se inflazionato) e anche dalla copertina di Apex Predator. Questo li fa rende un gruppo perfetto per la frase di cui sopra. 

A me Apex Predator è piaciuto. Mi è piaciuto anche molto. Probabilmente l'assuefazione ad un mondo fatto di registrazioni HI FI e stronzate del genere me lo ha sopravvalutato però effettivamente le idee che in esso sono contenute sono valide. Non mi sentieri di dire che è un rimescolare la stessa minestra per l'ennesima volta dai. 

Apex Predator è esattamente quello che riporta la sua splendida copertina. Un massacro, inscatolato, incelofanato e fatto girare su un giradischi. Probabilmente sventrare una persona, porre le interiora sul piatto e cercare di far andare la puntina equivale più o meno al mismo risultato. L'unica differenza è che, invece che usare una motosega arrugginita, o un machete arrugginito, i nostri usano un moderno strumento di morte in acciaio inossidabile. 
La produzione è impeccabile, non c'è sporco o rumore di fondo. 

VIOLENZA ASETTICA

E questa forse si rivela il punto debole del lavoro, troppa perfezione. Sbagliare il taglio e strappare un pezzo di carne invece che sezionarlo accuratamente, forse avrebbe destato più entusiasmo. 
OVVIAMENTE questo piccolo neo apre a una considerazione più che positiva: mancanza di immediatezza compensata da un'intelligenza compositiva decisamente superiore palesata in soluzioni melodiche fuse assieme magnificamente e in una voce che sembra, senza dubbio alcuno

QUELLA DEL SIGNORE DEL MALE, SATANA

Ma si, davvero, senza scherzi. La parte ritmica è un carro armato, impeccabile e a tratti davvero geometrica, complessa e mai banale. 
La voce, per conto suo, meriterebbe un anno di recensione. Nel corso del tempo si è evoluta da bipolare a esquizofrenica con un risultato impressionate. Non c'è continuità o calma. Non puoi prevedere quale sarà il tono del prossimo decimo di secondo, ti massacra dalla prima all'ultima canzone. Dissonanze, frenesia, stacchi da urlo. 
Si, effettivamente esquizofrenico è un aggettivo utile per descrivere questo disco. Non ha alcun continum logico, non lo puoi associare a un'inferenza oggettiva per poterlo confutare o tanto meno per confermarne la tesi. La voce che ti parla nella testa, ecco cos'è questo disco. Anzi, la voce che ti urla nella testa. Un'allucinazione crudele. Niente antispicotici atipici. 


mercoledì 14 gennaio 2015

The Secret - Solve et Coagula


Occhio che l'immagine ha i colori invertiti però me da igual. A me piace più così. Però ripeto, è la stessa cosa. 

Solve et Coagula è un disco vecchiotto, per quanto riguarda un punto di vista prettamente cronologico. Non ricordo la data esatta e non ho la minima intenzione di cercarla però sicuramente supera i 4 anni (alla fine come un mona sono andato ben a cercarlo ed effettivamente è stato rilasciato in settembre 2010. Lo sapevo DL). 
Sarà anche vecchiotto però prima o poi avrei dovuto parlarne. Dopotutto lo trovate da più di un anno qui a lato, a destra, a dimostrazione che la passione del sottoscritto per i The Secret è intatta e inossidabile. 

I nostri sono un gruppo italiano, esattamente di Trieste (che guarda un po' è in friuli, la mia regione). Quando sono usciti hanno capitanato un po' quella scena Triestina (loro, grime, ooze) che ha spinto alcuni dei più grandi nel mondo delle recensioni metal italiche (solomacello) a coniare la splendida frase: 

A TRIESTE HANNO LA PARANOIA NELL'ACQUA

che vabbè sarà anche una battuta però per me un po' vero è. Nel senso che se andate a trieste lo fate a vostro rischio e pericolo. Boh sarà la bora, chissa. 

Ad ogni modo. Io i Secret li ho visti due volte dal vivo. Tutte e due le volte sono state un'esperienza da spacca faccia incredibile. Sul palco hanno una potenza non indifferente. Che poi sono il classico gruppo (Black - crust - HC) che dal vivo sembrano volerti staccare la faccia a morsi e poi al banchetto sono le persone più super della terra, ci parli e tutto è figo.

Il liquame che i the secret riesco a sprigionare dal vivo è una cosa super, ma proprio super - super. Poi il cantante fissa negli occhi le persone, le indica, è tutto in tensione e scatta con un'aggressività che ti fa scorrere brividi lunga la schiena, proprio immerso nella musica del demonio che infuria alle sue spalle.
Io li ho visti solo nella nuova formazione ma posso assicurare che sono delle macchine da guerra non indifferenti. Se avete occasione (anche se adesso sono un po' fermi purtroppo, non vi sto a spiegare perchè) andateli a vedere e fatevi un favore. Portate i parastinchi.

Questo album in particolare, Solve et Coagula appunto, oltre che avere un nome degno del più black dei black (con quel pizzico di ignoranza black che in questo caso ci sta a bestia) è un capolavoro di scuola italiana che perdersi sarebbe da pugno nelle rotule.
Ma si, anche se non amate il metal ascoltatelo comunque.
Ripeto un'osservazione che ho utilizzato anche per i Teitanblood del post precedente: "sembra registrato in una cazzo di caverna dell'inferno". Purtroppo questo splendore di frase non è mio e rende assolutamente l'idea di perfezione crust che circonda questo disco.

Tanto per capirci siamo sulla stessa lunghezza d'onda di Nail, All Pigs must die etc... solo che qui, sarà l'appartenenza italica che sempre viene fuori alla fine o sarà che

SONO DEI CAZZO DI MACELLAI DEL DEMONIO

la cosa mi piace molto di più e la sento molto più come un disco mio, che mi fa sentire molto (peggio) meglio quando lo ascolto.
Oltre ad avere delle chiare ispirazioni Crust - black, in Solve et Coagula si sentono i rigurgiti di un disagio slow - core che a stento i nostri riescono ad ingabbiare. Basta ascoltare la PRIMA cazzo di traccia per capire che si sta per passare dentro a poco più di mezz'ora di vera morte formato musica.
C'è una saturazione, un GRIME (tanto per fare un po' di rimandi) in queste canzoni che proprio lo si sente sulla pelle, appiccicaticcio e che non se vuole andare.
Cross Builder (la prima traccia accennata) ha in se la poderosità di mille muri di suono messi insieme e spaccati sulla faccia di chi ascolta. Si blocca per un breakdown (ma che cazzo di termine è) che ti fa dire: ma cazzo che sta succedendo qui? e poi tutto ricomincia come lo avevi lasciato, pieno di melma che ti cola nell'apparato uditivo e di mangia il cervello.
Tutto poi sfocia in un feedback al silicone che cede rapidissimamente il passo a un attacco crustone che non lascia tregua per tutti brani seguenti, sempre addosso, sempre tagliante come la lama del demonio, sempre assassino.
La voce poi, quella cazzo di voce. Ha sopra una patina di marciume e morbosità che è la cosa più goduriosa del mondo. Poi leggetevi i testi dai, che sono fighi.

Ho citato Cross Builder perchè da amante (primariamente) di sonorità a cui questa canzone si avvicina me ne sono innamorato perdutamente e quando la fanno dal vivo mi bagno sempre tutto.
Questo non vuol dire che le altre canzoni non siano delle bombe assolute. Ve lo ridico se volete. Tutto l'album è una cazzo di bomba atomica. Tutti gli strumenti sono PERFETTI e assolutamente BRUTALI. Pure la registrazione e la produzione fanno esaltare a millemila l'attitudine CRUST che si cela (e sempre si celerà) dietro alla musica e alle persone.

IMMEDIATI, BRUTALI, MARCI.

Segnatevelo come l'album da ascoltare prima di fare la nanna, quello da cantare sotto la doccia, quello mentre si fa il soffrittino aspettando che cuocia la pasta, quello per scopare, quello per camminare sotto la pioggia con le braccia aperte e la faccia in alto. Quello dei sentimenti. I sentimenti del nulla. 


martedì 13 gennaio 2015

Teitanblood - Death


Oggi continua ad essere il mio giorno libero. Ieri ho dato un bell'esame e oggi mi concedo un giorno di libertà prima di ributtarmi nella mischia della vita. Ho dedicato questo tempo libero a non fare assolutamente nulla se non giocare con il computer, dormire, ascoltare musica in maniera compulsiva e senza nessun tipo di assimilazione. 

Fra la tante cose che mi sono capitate fra le orecchie (devo assolutamente cambiare cuffie) ce ne sono alcune davvero meritevoli di menzione senza se e senza ma (alcune di cui parleremo, altre di cui non parleremo mai). Mi vengono in mente i Khanate, per esempio, così come i Burning Withc (entrambi gruppi di SOM, devo essere un po' fissato con il personaggio oggi).

Fra tutti, quelli che sicuramente meritano una menzione speciale per il carico di putrescenza e morte che sono riusciti a infondere nel sottoscritto, i 

TEITANBLOOD

mi hanno lasciato davvero con i testicoli in fiamme. Per carità, io non sono (non lo sono mai stato, nonostante tutto), uno di quei metallari duri e puri che adorano satana eccetera eccetera, nonostante il metal e la musica mooolto rumorosa siano la mia vita. Tuttavia, in determinate circostante virtuose, riesco ad apprezzare dischi come quello qua rappresentato e parlato. 

Death è un razzo nuclerare che ti entra dalla bocca e ti esce dal cerebro. Ma proprio è quella la sensazione. Qualcuno ha persino affermato che potesse essere l'esperienza più vicina alla morte per cause violente che uno potesse provare (usando il paragone con un treno). Senza dire queste cose un po' estreme posso assicurarvi che non è un disco noiso. Per dire, dura la bellezza di credo una cosa tipo 70 minuti. 70 minuti sono un'eternità per un disco del genere e, nonostante questo, scorre liscio, non dà un attimo di tregua, ti macella l'esistenza proprio. 

Mi sono reso conto che parlo sempre di quello che il disco significa per me senza parlare di quello che racconta il disco. Bene. Death è un disco Death metal. Occhio però, è molto incrociato con il black metal. Perchè? Mi verrebbe da dirvi "ascoltatelo". In realtà le influenze sono molteplici, nel senso che si sente che i Teitanblood pescano dai loro infiniti punti di riferimento ma, essendo spagnoli, riescono perfettamente a creare un suono original(issimo)e pieno di cattiveria e devastazione. Ci sono gli assoloni Death quelli superveloci e super altissimi, c'è la capacità del riff death, c'è anche il tremolissimo black metal, c'è la cassa a millemila all''ora, c'è la voce da death, ci sono i pezzi cantati al contrario, c'è anche del noise (che non guasta mai), c'è una tonnellata di blasfemia. A voler usare un termine che sembra piacermi molto di questi tempi, c'è la 

MEGAMORTE

Ma che poi che cazzo volete, lo avete ascoltato già? Allora tornate ad ascoltarlo e a farvi le seghe. Non lo avete ascoltato? Che volete allora? correte in edicola!.

Quello che piace in Death, in realtà (ed è poi quello che fa di un disco un grande bel disco) è che tutte le parti, che possono sembrare inconciliabili e antitetiche, sono perfettamente mescolate e coperte da una patina di brutalità low fi che ha dell'incredibile. Come se tutto fosse stato registrato in una cazzo di caverna dell'inferno. Ma senza scherzi. Come se non bastasse la caverna aveva una super acustica dell'inferno che, oltre a conferire la sopracitata patina, ha permesso a tutto di rimanere definito. Si sente tutto perfettamente e quando non si sente, state sicuri che c'è un motivo. 

Death è stato accompagnato da un'aura di hype abbastanza importante. Se non lo sapete gli spagnoli sono un po' un punto di riferimento in questo tipo di ambiente brutale. Se scorrete un po' la loro corposa (non numericamente sino qualitativamente) produzione, noterete sempre un certo piacevole grado di avanguardia, di spinta oltre il limite convenzionale (come in questo caos - caso). 

Se avete un'ora e 10 da usare in maniera prolifica, non dimenticatevi dell'opzione TEITANBLOOD. Secondo me non ve ne pentirete. O forse si, amaramente. Ma tanto che cazzo mi frega, a me è piacuito. Voi boh. Provate. Uhhh aspettate. Una traccia consigliata potrebbe essere sicuramente questaaa. Non fatevi ingannare, l'album non è tutto così tranquillino. 


lunedì 12 gennaio 2015

Si Non Sedes Is - Father of All Lies



L'unica pecca che ha questo disco è avere una copertina terribilmente non intonata con i colori pastello del mio blog. 
Ce ne faremo una ragione. 

La storia è questa. Questo disco, sì proprio questo, risulta essere uno dei più chiacchierati dell'anno. uscito praticamente a fine estate (credo) tutti hanno gridato al miracolo dicendo che sarebbe stato sicuramente uno dei dischi dell'anno, formando subito ipotetiche classifiche e collocandolo sempre al primo posto. 

Più che scetticismo (quando qualcuno ne sa più di te l'unica cosa che devi provare e timido rispetto) ho provato indifferenza. Avevo altre cose da ascoltare e da recensire (tipo i Ruggine o i Selva in quel periodo) e i SNSI mi sono scivolati via dalla mente con incredibile e assolutamente nefasta velocità. 

A distanza di molto tempo, sotto consiglio su qualcosa da recensire (la recensione l'ho finita appena prima di mettermi qui su Blogspot e spero sarà online a breve (se va tutto bene)), ho deciso che mi sarei preso questo disco, immaginandomi già di trovare qualcosa di ottimo, memore dei giudizi positivi sottoscritti a suo favore. 

GLAAAAAAAAAAHAHARRRRARRGGGG

Ovviamente è tipo IL DISCO del 2014, se non fosse che gli Storm{o} sono pur sempre gli Storm{o} (e ci siamo pure abbracciati quindi vincono a prescindere, scusate SNSI = tranquillo ti capiamo = grazie gentilissimi). Occhio però, stiamo parlando sempre e solamente in ambinto ITALIANO, anche se una robona impressionante come Father può giocarsela anche a livello internazionale senza troppi problemi. 

Il disco è semplicemente la mazzata in faccia più assurda che uno possa ricevere da un pezzo di vinile. Davvero, incredibile. Che poi non te lo aspetti. Tutto scorre abbastanza rapido e senza intoppi. Magari stai facendo altro, sti scorrendo la home di facebook, stai cucinando con l'impianto a diecimilioni di watt acceso perchè possa sovrastare la puzza e il rumore dell'incredibile soffritto di cipolle, stai guardando un porno senza masturbarti, stai guardando un porno masturbandoti, ti stai masturbando e basta, stai facendo un sacco di cose quando...

Aspetta un attimo cos'era quello..

Cambi la scheda del SO di design quale è Windows 8 con un rapido gesto della mano e riclicchi due volte sulla traccia che sta passando, una certa "Dog Without a Name", di un disco che avevi lì e che hai sparato su VLC solo per vedere com'è, "tanto tipo ce l'ho lì chissene incula lo ascolto".
Intro ok, un due colpi di batteria...

Mentre ti domandi dove cazzo era quel passaggio figo parte il
BASSO DELLA MEGAMORTE
mentre contemporaneamente eiaculi nelle mutande (o sulla tastiera, o sul soffritto dipendendo da cosa stavi facendo (tipo cucinare nudo))) O)))

Megabomba, pensi fra te mentre pulisci la padella. Le cose continuano così come le avevi lasciate ma dopo un nonnulla.

Parte il secondo pezzo della MEGAMORTE, tipo una robona in palm mute tutta supercomplicata e rapidissima che si altera a robe più lente e meditative (ma per poco).

Digressione /// Ma cari amici, il bello è che non è solo "Dog Without a name" ad essere così. Tutto il cazzo di disco è così. Dai amici SNSI, calmatevi un attimo.
"Sto cazzo amici ascoltatori" siamo i SNSI a parlare "continuano a maciullarti con la nostra musica super figa del demonio, mentre sopra cantiamo in italiano delle cose cariche di significato di quelle che, come si dice in gergo "ti feriscono nell'anima". /// fine Digressione.

Vabbe dai. 

Troppe emozioni.
Ti esplode la cappella.


Senza indugio tutti QUI

domenica 11 gennaio 2015

Full of Hell / Merzbow - Full of Hell / Merzbow



Mentre mi concedo una piccola pausa dallo studio matto e disperatissimo (ma neanche tanto) di questa interminabile (ma appena cominciata) sessione invernale, mi viene in mente che forse sarebbe il caso di ascoltare questo disco. Lo faccio.
23:13 tempi dopo sono qui su blogger a scrivere due righe su uno dei dischi più fighi del 2014. 

Ovviamente è un disco omonimo, per quello nel titolo è scritto due volte. 
Gli artisti che qui presentiamo sono ovviamente due: Merzbow e i Full of Hell. Mentre per il primo non dovrebbero esserci problemi di presentazione - notorietà, forse i secondi meritano qualche parolina. 

I Full of Hell sono un combo pieno di odio e morte dedito al grindcore - noise - core americano. Fino ad ora mi erano giunti alle orecchie solo di sfuggita come rappresentanti discreti di una scena satura. 
Riprendendo un po' la loro storia discografica, catalizzato dalle parole del buon Fantano, salta all'occhio una certa e notevole predisposizione alla tematica NOISE a noi tanto cara. Questo vuol dire che, in anni di onorata carriera, i FOH hanno sperimentato, e hanno sperimentato anche tanto, cacciando dischi in con imponenti (e a volte ingombranti) influenze e inserzioni rumorose.
Nonostante questo (e nonostante la palesissima attrazione che dimostrano verso Merzbow), non hanno mai bucato la classifica con qualcosa di veramente trascendentale, "limitandosi" a divertirsi un mondo e a sfasciare la faccia dell'ascoltatore con ritmiche serrate e aberranti.

BENE. 

Merzbow non DOVREBBE aver bisogno di nessuna presentazione. Uno dei massimi esponenti della scena noise - ARSH (jajaja) giapponese (i giapponesi ne sanno a pacchi su 'sta roba) che ha cacciato dei dischi tanto inascoltabili quanto assurdi. 
Dovremo prima o poi ritornare su questo argomento ma per ora limitiamoci a dire che il tizio sa il fatto suo: super composto e professionale, riesce a scatenare una colata di magma sonoro che spazia su qualsiasi tipo di frequenza, vantando una serie di collaborazioni (quasi tutte documentati con audio - video) da brivido. 
Se volete approfondire il mondo del NOISE DI MERDA vi consiglio caldamente di cominciare da un piccolo capolavoro fortemente influenzato da una registrazione scadente: un live BORIS - MERZOBOW, ovvero come dire pasta al pomodoro con il formaggio sopra. Lo potete trovare, guardare, ascoltare, facilmente qui.
In realtà basta digitare la pratica richiesta "BORIS MERZBOW" su youtube per ottenere una serie di ottimi risultati. 

BENE.

Ora veniamo alla descrizione del disco. In realtà l'unica cosa che dovete fare per sapere di cosa parla questo pezzo di vinile è mettere insieme le due cose. 
Bon vabbè così me la asciugo davvero da infame. 
Allora. La cosa che più si NOTA (ma non vuol dire che è la cosa che esiste più in assoluto) sono ovviamente i FOH. Si notano eccome. Sono tremendamente letali: batterismi serrati e convulsivi, liriche e voce da brividissimo. Tutto perfetto, anche la registrazione, la produzione, gli stacchi, le idee. Davvero assassini. 
Merzbow si nota (al primo ascolto, per carità) molto meno. Emerge come una bestia subacquea, solo quando le acque del noise core si calmano. Appare e sommerge tutto e tutti sotto una colata lavica di magma sonoro, alle volte accompagnato da una voce spettrale o scandito da una batteria (filtrata dalle macchine dell'inferno però).
Al secondo ascolto (o ad un primo più boh), si nota quello che spero di aver notato io: tutto è avvolto da un sottile e quasi impercettibile manto di marciume e putrescenza. Merzbow riempie ogni spazio, si infiltra con il suo rumore assordante negli interstizi fra i fraseggi, fra le strofe. Come una cazzo di malattia.
Forse è questo che rende davvero unico il lavoro. Questa parassitosi fra i due gruppi.
Alla fine, come era quasi naturale aspettarsi, le strade coincidono e tutto marcisce in un compost di merda, urla, vermi, noise, robe che grattano, schifo. 


sabato 10 gennaio 2015

Ruggine - Iceberg



Una retrospettiva su alcuni album che mi frullavano nella mente, in settembre credo, aveva tirato fuori anche i Ruggine, il fatto che avessero buttato fuori un nuovo brano (Babel in particolare) e il loro album ormai "antico" "Estrazione matematica di cellule". 

A un mese circa dalla pubblicazione di questo nuovo "Iceberg" e da un bel po' di tempo mas dalla mia retrospettiva con Ruggine inclusi, mi sento un po' in dovere di dire due cose specificatamente su questo album.

ICEBERG TRASCENDE IL CONCETTO DI DISCO.

MERAVIGLIOSO.

Vi dirò. Io scrivo anche per una rivista online e credo sia la cosa più bella che mi sia capitata nell'ambito musicale (oltre ad avere un gruppo e le possibilità di suonare) e, in un modo o nell'altro (vuoi fortuna, vuoi con qualche significativo gesto) mi è stato affidato questo disco da recensire.
Il mondo del Blog e il mondo della Rivista sono due cose diverse. Nonostante stia cercando di dare un tono a questo posto (in un modo o nell'altro), non riuscirà mai a diventare il grande Blog di Musica che tutti desideriamo, di avere un milione di visualizzazioni o di essere al centro dell'attenzione. Semplicemente è una valvola di sfogo, qualcosa come un diario segreto che si affaccia sul mondo. Un posto in cui puoi percepire la sensazione che si prova nel scrivere e far leggere delle cose private agli altri ma che al contempo sai non ti si ritorcerà contro. Un posto sicuro e piacevole dove scrivere. 

Il mondo delle recensioni, per quanto ovviamente io ne faccia parte con una buonissima dose di fortuna e quindi ne possa parlare solo dalla quasi distanza, è ovviamente e giustamente diverso. Non posso parlare di me in una recensione, non sarebbe ovviamente giusto. Quello che devo fare è dare un giudizio (che poi, che giudizio potrei mai dare ad un album del genere) a un lavoro musicale. 

Quello che posso fare qui invece è parlare di me e di cosa questo disco possa significare per il sottoscritto. 


Quando è uscito il video di Babel (che non posso postare direttamente perchè ho dei problemi con l'informatica dei poveri però vi ho messo l'immagine sopra), non ho pensato che i Ruggine potessero essere il gruppo che ti cambia davvero dentro. Ho pensato solo che fossero strafighi.

Vabbè, come detto più volte, siamo arrivati ad un punto in cui ogni gruppo che ha due bassi, due batterie, che fa del rumore, che mette i sample vocali, che percuote dei pezzi di ferro, che suona con i synth, che canta al contrario, che usa la loop machine, che fa i tempi dispari, che fa i tempi pari ma li fa molto bene, che fa i tempi dispari ignoranti, quelli difficili, il gruppo che fa le poliritmie, quello che ha la voce atonale, che ha un numero dispari di componenti, che usa l'octaver, che ha un travis bean, che ha una kramer, che ha testate vintage, che ha componenti con i capelli lunghi, che fa il doom vecchia scuola con i cori super fighi, che fa cagare, potesse essere il gruppo della vita. 

Non riusciamo mai a trovare un gruppo che sblocchi qualcosa, che ci faccia cambiare, che ci faccia dire: "cazzo ma questo non sono più io". 

I Ruggine adesso, con questo disco, possono farlo.

Chiaro, devono anche piacerti. Se non ti piace il genere, se ascolti altro, se quando ascolti una loro canzone dici "no, non ci siamo", vabbè, smetti di leggere qui. Oppure dimentica quello che hai letto, fai un po' come ti pare.
Tuttavia, se pensi di essere un buon ricettacolo per quello che i Ruggine hanno da dire, supera la paura che le recensione e i commenti possono instillare, supera parole come "dilaniante lirismo", "distruzione", "disperazione" che effettivamente posso essere evocate da un buon tizio che scrive di musica, e ascolta questo disco. Supera tutto e ascolta. 

Che comunque, mentre scrivevo la recensione ufficiale, mi è saltato fuori un bel paragone con Guernica (quadro che avevo visto dal vivo da poco tempo effettivamente). Mi è sembrato un paragone abbastanza azzeccato.
Ruggine è tutto quello che Guernica può offrire: un concentrato enorme e assassino di morte, disperazione, terrore, paura e redenzione. 

Ci sono dei testi che ti ammazzano, ma veramente. Immaginate: camminare nella notte, magari dopo una festa, la testa ciondola e il passo cede mentre l'unica cosa che volete fare è cacciare le chiavi dalla tasca, aprire quella cazzo di porta, chiamare l'ascensore, sfondare a calci l'ingresso e fiondarvi in bagno a pisciare (siete troppo fini per farla nella calle). Cazzo avete immaginato TUTTO, ripercorrete la strada che vi separa dalla redenzione praticamente a ogni passo. Taquipsia, pensiero rapidissimo dettato da un mix obnubilante di alcool e droghe leggere. 
Per sicurezza (dai si, per sicurezza), avete piazzato su le cuffie, avete scosso il vostro shiccosissimo (ma si scrive così?) ipod ormai devastato dagli anni per piazzare su della musica ACASO dimenticandovi completamente dell'esistenza dei Ruggine.
Passano un po' di canzoni, passano gli Wizard, i Mars Volta (ma quanta cazzo di strada dovete fare per arrivare a casa??) e, dopo aver scacciato con un gesto di stizza l'intro di Miserable dei Bongripper (DAI I BONGRIPPER NO!) parte una canzone che non riconoscete...

Comincia con una nota di basso, ostentata e quasi un po' trash nella sua prepotente solitudine. Poi si aggiunge il resto, riconoscete una cassa, un colpo, un po' di casino ma non riuscite a collegare con nulla di quello che sapete essere presente sul vostro amato - odiato dispositivo. 
Bah, continua tutto abbastanza normale, anche se c'è qualcosa che vi attrae, è quel sentimento compulsivo di scoprire cosa e chi si cela dietro a tutto quello, frenato dalla compostezza autoimposta (e assolutamente goffa) tipica di chi è reduce da una serata di sballi(ni). 

Poi parte un ritmo serrato che associato subitissimo a un basso. Ne sale un altro, sempre di basso. La cosa vi piace. Parte la batterie, è dispari, bella strana, si associa una chitarra. Vi gasate e scuotete un po' la testa cercando di andare a tempo. Non ce la fate. Pazienza. 

Parte la voce. Vi ritrovate con gli occhi chiusi, non sapete perchè. Sbattete contro una panchina ma non sentite dolore. 

Mi ritrovo a camminare a piedi nudi sull’erba
come un’ombra attenta a non fare rumore
perché spezzare questo mio sogno cosciente
allontanerebbe la beatitudine

La cosa comincia a prendere una brutta piega. Non vi aspettavate un carico emotivo del genere. La prima strofa toglie il fiato, il passo rapido rallenta, non sentite più il peso della vescica. 

È da tanto che non guardo più le stelle nel cielo ormai
Sono belle vero?
Sono belle vero?
Come il profumo che sento con gli occhi serrati
mentre la mente ubriaca mi trascina altrove
Ed è tutto vero
Ora è tutto vero

Lo sguardo sale inevitabile, i brividi corrono lungo la schiena, il passo rallenta, il battito aumenta. 

IO…
IO…

Questa è la vera strofa che vi ammazza. La pupilla si dilata e, per un attimo, vi fate veggente e vi rivedete, quella stessa situazione, ripetuta un miliardo e più di volte, camminando a stento, palpitazioni, brividi e bocca spalancata, urlo silenzioso a voler ripete quell'urlo. Vi lacera ogni volta. 

Tornate al presente, la canzone è finita. Il peso della vescica troppo piena vi piomba addosso come un macino. 

Figo 'sto disco. Prima però devo pisciare. 


Potrà mai questa tormenta essermi d'aiuto?