domenica 25 gennaio 2015

Napalm Death - Apex Predator


Ma cosa dovrebbe essere Easy Meat? Un sottotitolo? Vabbè. Se i Napalm Death necessitano presentazioni evidentemente vi siete persi qualcosa per strada. Sono un band della GB dedita un particolarmente letale ed apprezzato tipo di Grind. In pratica rapidi - aggressivi - killer. Nella loro carriera però hanno sempre cercato di inserire elementi di particolare spessore, come soluzioni ritmiche variate e non scontate, testi "illuminati" e un'attitudine politico - diy apprezzabile ma mai invadente. 
Tutto questo gli ha permesso di essere fra i gruppi più apprezzati del proprio genere (a conti fatti sono un po' più digeribili del resto del panorama grind proprio per le loro cangianti caratteristiche musicali) senza contare che sono stati parte attiva nella loro formazione (Scum è del '87 per dire). 

A proposito di Scum. Per buttare giù queste due righe mi sono ovviamente andato a risentire quel famoso quanto (giustamente) osannato disco.
C'è qualcosa di malato e incredibilmente affascinante nella musica dei Napalm. Nel senso che non sono un gruppo qualsiasi. Pardon, non sono un gruppo Grind qualsiasi. Chiaro, per fare una musica del genere devi avere le palle esagonali, e pure di amianto, però sta di fatto che la scena grind non è che stia proprio morendo. 
Quindi cosa rende (a parte l'aderenza al genere) i ND un gruppo Grind figo? Prendete una canzone come Scum. La canzone omonima. Mi basta l'incipit. Quella grezzità, quel marcio infinito steso sopra tutti gli strumenti. Volutamente o meno, il gruppo, attraverso questo tipo di attitudine DISTRUTTIVA ha generato IL DISCO grind per antonomasia, il disco a cui pensi quando ti dicono "Ahhh ma grind intendi!" esatto proprio quello lì. Non c'è creazione in un'opera del genere. I Napalm non vogliono che tu esca dall'esperienza rafforzato, diverso, interiorizzato, arricchito, vogliono solo, e giustamente, spaccarti la faccia. Canzoni da una manciata di secondi capaci di radere al suolo qualsiasi cosa, sommergendo tutto con una cacofonia impenetrabile ma allo stesso tempo terribilmente chirurgica. 

Ma la domanda sorge spontanea (forse). Che fine avrebbero fatto i ND se avessero continuato a fare esattamente la stessa cosa che hanno fatto in Scum per il resto della loro carriera? Sarebbero scomparsi ovviamente. Questo si spiega nella sindrome del "gruppo di riferimento". Quando un gruppo musicale crea qualcosa di nuovo automaticamente, dei ragazzini di 16 pongono sulla loro pagine facebook, fra le influenze, il nome di quel gruppo. Dopo un po' di tempo i ragazzini cominciano a fare una musica che è un costrutto dei loro ascolti, fra cui anche quel gruppo in particolare. Nel frattempo anche il gruppo è andato avanti. Se andando avanti non si rinnova, o meglio non riesce a reinterpretare il proprio suono sotto nuovi punti di vista (non significa necessariamente cambiare genere musicale o fare un disco completamente diverso dall'altro) i 16enni (che ora sono 20enni) semplicemente lo sommergono con la loro musica nuova e lui scompare. Se invece riesce a sbloccare una serie di meccanismi (di cui si può solo parlare contestualizzando per singolo caso) e a rinnovarsi costantemente, sopravvive e viene ricordato nei secoli dei secoli 

NON SOLO COME SEMINALE ICONA DEL GENERE SINO COME MACCHINA DI MORTE

Secondo me i Napalm hanno fatto una carriera sempre al 100% e non lo dico solo in senso di produzione musicale (scivoloni CLAMOROSI non ce ne sono stati in realtà) ma anche con radicale appartenenza al genere e all'attitudine che traspare, come un treno che ti si schianta in faccia, da Scum (You suffer è un condensato rappresentativo anche se inflazionato) e anche dalla copertina di Apex Predator. Questo li fa rende un gruppo perfetto per la frase di cui sopra. 

A me Apex Predator è piaciuto. Mi è piaciuto anche molto. Probabilmente l'assuefazione ad un mondo fatto di registrazioni HI FI e stronzate del genere me lo ha sopravvalutato però effettivamente le idee che in esso sono contenute sono valide. Non mi sentieri di dire che è un rimescolare la stessa minestra per l'ennesima volta dai. 

Apex Predator è esattamente quello che riporta la sua splendida copertina. Un massacro, inscatolato, incelofanato e fatto girare su un giradischi. Probabilmente sventrare una persona, porre le interiora sul piatto e cercare di far andare la puntina equivale più o meno al mismo risultato. L'unica differenza è che, invece che usare una motosega arrugginita, o un machete arrugginito, i nostri usano un moderno strumento di morte in acciaio inossidabile. 
La produzione è impeccabile, non c'è sporco o rumore di fondo. 

VIOLENZA ASETTICA

E questa forse si rivela il punto debole del lavoro, troppa perfezione. Sbagliare il taglio e strappare un pezzo di carne invece che sezionarlo accuratamente, forse avrebbe destato più entusiasmo. 
OVVIAMENTE questo piccolo neo apre a una considerazione più che positiva: mancanza di immediatezza compensata da un'intelligenza compositiva decisamente superiore palesata in soluzioni melodiche fuse assieme magnificamente e in una voce che sembra, senza dubbio alcuno

QUELLA DEL SIGNORE DEL MALE, SATANA

Ma si, davvero, senza scherzi. La parte ritmica è un carro armato, impeccabile e a tratti davvero geometrica, complessa e mai banale. 
La voce, per conto suo, meriterebbe un anno di recensione. Nel corso del tempo si è evoluta da bipolare a esquizofrenica con un risultato impressionate. Non c'è continuità o calma. Non puoi prevedere quale sarà il tono del prossimo decimo di secondo, ti massacra dalla prima all'ultima canzone. Dissonanze, frenesia, stacchi da urlo. 
Si, effettivamente esquizofrenico è un aggettivo utile per descrivere questo disco. Non ha alcun continum logico, non lo puoi associare a un'inferenza oggettiva per poterlo confutare o tanto meno per confermarne la tesi. La voce che ti parla nella testa, ecco cos'è questo disco. Anzi, la voce che ti urla nella testa. Un'allucinazione crudele. Niente antispicotici atipici. 


mercoledì 14 gennaio 2015

The Secret - Solve et Coagula


Occhio che l'immagine ha i colori invertiti però me da igual. A me piace più così. Però ripeto, è la stessa cosa. 

Solve et Coagula è un disco vecchiotto, per quanto riguarda un punto di vista prettamente cronologico. Non ricordo la data esatta e non ho la minima intenzione di cercarla però sicuramente supera i 4 anni (alla fine come un mona sono andato ben a cercarlo ed effettivamente è stato rilasciato in settembre 2010. Lo sapevo DL). 
Sarà anche vecchiotto però prima o poi avrei dovuto parlarne. Dopotutto lo trovate da più di un anno qui a lato, a destra, a dimostrazione che la passione del sottoscritto per i The Secret è intatta e inossidabile. 

I nostri sono un gruppo italiano, esattamente di Trieste (che guarda un po' è in friuli, la mia regione). Quando sono usciti hanno capitanato un po' quella scena Triestina (loro, grime, ooze) che ha spinto alcuni dei più grandi nel mondo delle recensioni metal italiche (solomacello) a coniare la splendida frase: 

A TRIESTE HANNO LA PARANOIA NELL'ACQUA

che vabbè sarà anche una battuta però per me un po' vero è. Nel senso che se andate a trieste lo fate a vostro rischio e pericolo. Boh sarà la bora, chissa. 

Ad ogni modo. Io i Secret li ho visti due volte dal vivo. Tutte e due le volte sono state un'esperienza da spacca faccia incredibile. Sul palco hanno una potenza non indifferente. Che poi sono il classico gruppo (Black - crust - HC) che dal vivo sembrano volerti staccare la faccia a morsi e poi al banchetto sono le persone più super della terra, ci parli e tutto è figo.

Il liquame che i the secret riesco a sprigionare dal vivo è una cosa super, ma proprio super - super. Poi il cantante fissa negli occhi le persone, le indica, è tutto in tensione e scatta con un'aggressività che ti fa scorrere brividi lunga la schiena, proprio immerso nella musica del demonio che infuria alle sue spalle.
Io li ho visti solo nella nuova formazione ma posso assicurare che sono delle macchine da guerra non indifferenti. Se avete occasione (anche se adesso sono un po' fermi purtroppo, non vi sto a spiegare perchè) andateli a vedere e fatevi un favore. Portate i parastinchi.

Questo album in particolare, Solve et Coagula appunto, oltre che avere un nome degno del più black dei black (con quel pizzico di ignoranza black che in questo caso ci sta a bestia) è un capolavoro di scuola italiana che perdersi sarebbe da pugno nelle rotule.
Ma si, anche se non amate il metal ascoltatelo comunque.
Ripeto un'osservazione che ho utilizzato anche per i Teitanblood del post precedente: "sembra registrato in una cazzo di caverna dell'inferno". Purtroppo questo splendore di frase non è mio e rende assolutamente l'idea di perfezione crust che circonda questo disco.

Tanto per capirci siamo sulla stessa lunghezza d'onda di Nail, All Pigs must die etc... solo che qui, sarà l'appartenenza italica che sempre viene fuori alla fine o sarà che

SONO DEI CAZZO DI MACELLAI DEL DEMONIO

la cosa mi piace molto di più e la sento molto più come un disco mio, che mi fa sentire molto (peggio) meglio quando lo ascolto.
Oltre ad avere delle chiare ispirazioni Crust - black, in Solve et Coagula si sentono i rigurgiti di un disagio slow - core che a stento i nostri riescono ad ingabbiare. Basta ascoltare la PRIMA cazzo di traccia per capire che si sta per passare dentro a poco più di mezz'ora di vera morte formato musica.
C'è una saturazione, un GRIME (tanto per fare un po' di rimandi) in queste canzoni che proprio lo si sente sulla pelle, appiccicaticcio e che non se vuole andare.
Cross Builder (la prima traccia accennata) ha in se la poderosità di mille muri di suono messi insieme e spaccati sulla faccia di chi ascolta. Si blocca per un breakdown (ma che cazzo di termine è) che ti fa dire: ma cazzo che sta succedendo qui? e poi tutto ricomincia come lo avevi lasciato, pieno di melma che ti cola nell'apparato uditivo e di mangia il cervello.
Tutto poi sfocia in un feedback al silicone che cede rapidissimamente il passo a un attacco crustone che non lascia tregua per tutti brani seguenti, sempre addosso, sempre tagliante come la lama del demonio, sempre assassino.
La voce poi, quella cazzo di voce. Ha sopra una patina di marciume e morbosità che è la cosa più goduriosa del mondo. Poi leggetevi i testi dai, che sono fighi.

Ho citato Cross Builder perchè da amante (primariamente) di sonorità a cui questa canzone si avvicina me ne sono innamorato perdutamente e quando la fanno dal vivo mi bagno sempre tutto.
Questo non vuol dire che le altre canzoni non siano delle bombe assolute. Ve lo ridico se volete. Tutto l'album è una cazzo di bomba atomica. Tutti gli strumenti sono PERFETTI e assolutamente BRUTALI. Pure la registrazione e la produzione fanno esaltare a millemila l'attitudine CRUST che si cela (e sempre si celerà) dietro alla musica e alle persone.

IMMEDIATI, BRUTALI, MARCI.

Segnatevelo come l'album da ascoltare prima di fare la nanna, quello da cantare sotto la doccia, quello mentre si fa il soffrittino aspettando che cuocia la pasta, quello per scopare, quello per camminare sotto la pioggia con le braccia aperte e la faccia in alto. Quello dei sentimenti. I sentimenti del nulla. 


martedì 13 gennaio 2015

Teitanblood - Death


Oggi continua ad essere il mio giorno libero. Ieri ho dato un bell'esame e oggi mi concedo un giorno di libertà prima di ributtarmi nella mischia della vita. Ho dedicato questo tempo libero a non fare assolutamente nulla se non giocare con il computer, dormire, ascoltare musica in maniera compulsiva e senza nessun tipo di assimilazione. 

Fra la tante cose che mi sono capitate fra le orecchie (devo assolutamente cambiare cuffie) ce ne sono alcune davvero meritevoli di menzione senza se e senza ma (alcune di cui parleremo, altre di cui non parleremo mai). Mi vengono in mente i Khanate, per esempio, così come i Burning Withc (entrambi gruppi di SOM, devo essere un po' fissato con il personaggio oggi).

Fra tutti, quelli che sicuramente meritano una menzione speciale per il carico di putrescenza e morte che sono riusciti a infondere nel sottoscritto, i 

TEITANBLOOD

mi hanno lasciato davvero con i testicoli in fiamme. Per carità, io non sono (non lo sono mai stato, nonostante tutto), uno di quei metallari duri e puri che adorano satana eccetera eccetera, nonostante il metal e la musica mooolto rumorosa siano la mia vita. Tuttavia, in determinate circostante virtuose, riesco ad apprezzare dischi come quello qua rappresentato e parlato. 

Death è un razzo nuclerare che ti entra dalla bocca e ti esce dal cerebro. Ma proprio è quella la sensazione. Qualcuno ha persino affermato che potesse essere l'esperienza più vicina alla morte per cause violente che uno potesse provare (usando il paragone con un treno). Senza dire queste cose un po' estreme posso assicurarvi che non è un disco noiso. Per dire, dura la bellezza di credo una cosa tipo 70 minuti. 70 minuti sono un'eternità per un disco del genere e, nonostante questo, scorre liscio, non dà un attimo di tregua, ti macella l'esistenza proprio. 

Mi sono reso conto che parlo sempre di quello che il disco significa per me senza parlare di quello che racconta il disco. Bene. Death è un disco Death metal. Occhio però, è molto incrociato con il black metal. Perchè? Mi verrebbe da dirvi "ascoltatelo". In realtà le influenze sono molteplici, nel senso che si sente che i Teitanblood pescano dai loro infiniti punti di riferimento ma, essendo spagnoli, riescono perfettamente a creare un suono original(issimo)e pieno di cattiveria e devastazione. Ci sono gli assoloni Death quelli superveloci e super altissimi, c'è la capacità del riff death, c'è anche il tremolissimo black metal, c'è la cassa a millemila all''ora, c'è la voce da death, ci sono i pezzi cantati al contrario, c'è anche del noise (che non guasta mai), c'è una tonnellata di blasfemia. A voler usare un termine che sembra piacermi molto di questi tempi, c'è la 

MEGAMORTE

Ma che poi che cazzo volete, lo avete ascoltato già? Allora tornate ad ascoltarlo e a farvi le seghe. Non lo avete ascoltato? Che volete allora? correte in edicola!.

Quello che piace in Death, in realtà (ed è poi quello che fa di un disco un grande bel disco) è che tutte le parti, che possono sembrare inconciliabili e antitetiche, sono perfettamente mescolate e coperte da una patina di brutalità low fi che ha dell'incredibile. Come se tutto fosse stato registrato in una cazzo di caverna dell'inferno. Ma senza scherzi. Come se non bastasse la caverna aveva una super acustica dell'inferno che, oltre a conferire la sopracitata patina, ha permesso a tutto di rimanere definito. Si sente tutto perfettamente e quando non si sente, state sicuri che c'è un motivo. 

Death è stato accompagnato da un'aura di hype abbastanza importante. Se non lo sapete gli spagnoli sono un po' un punto di riferimento in questo tipo di ambiente brutale. Se scorrete un po' la loro corposa (non numericamente sino qualitativamente) produzione, noterete sempre un certo piacevole grado di avanguardia, di spinta oltre il limite convenzionale (come in questo caos - caso). 

Se avete un'ora e 10 da usare in maniera prolifica, non dimenticatevi dell'opzione TEITANBLOOD. Secondo me non ve ne pentirete. O forse si, amaramente. Ma tanto che cazzo mi frega, a me è piacuito. Voi boh. Provate. Uhhh aspettate. Una traccia consigliata potrebbe essere sicuramente questaaa. Non fatevi ingannare, l'album non è tutto così tranquillino. 


lunedì 12 gennaio 2015

Si Non Sedes Is - Father of All Lies



L'unica pecca che ha questo disco è avere una copertina terribilmente non intonata con i colori pastello del mio blog. 
Ce ne faremo una ragione. 

La storia è questa. Questo disco, sì proprio questo, risulta essere uno dei più chiacchierati dell'anno. uscito praticamente a fine estate (credo) tutti hanno gridato al miracolo dicendo che sarebbe stato sicuramente uno dei dischi dell'anno, formando subito ipotetiche classifiche e collocandolo sempre al primo posto. 

Più che scetticismo (quando qualcuno ne sa più di te l'unica cosa che devi provare e timido rispetto) ho provato indifferenza. Avevo altre cose da ascoltare e da recensire (tipo i Ruggine o i Selva in quel periodo) e i SNSI mi sono scivolati via dalla mente con incredibile e assolutamente nefasta velocità. 

A distanza di molto tempo, sotto consiglio su qualcosa da recensire (la recensione l'ho finita appena prima di mettermi qui su Blogspot e spero sarà online a breve (se va tutto bene)), ho deciso che mi sarei preso questo disco, immaginandomi già di trovare qualcosa di ottimo, memore dei giudizi positivi sottoscritti a suo favore. 

GLAAAAAAAAAAHAHARRRRARRGGGG

Ovviamente è tipo IL DISCO del 2014, se non fosse che gli Storm{o} sono pur sempre gli Storm{o} (e ci siamo pure abbracciati quindi vincono a prescindere, scusate SNSI = tranquillo ti capiamo = grazie gentilissimi). Occhio però, stiamo parlando sempre e solamente in ambinto ITALIANO, anche se una robona impressionante come Father può giocarsela anche a livello internazionale senza troppi problemi. 

Il disco è semplicemente la mazzata in faccia più assurda che uno possa ricevere da un pezzo di vinile. Davvero, incredibile. Che poi non te lo aspetti. Tutto scorre abbastanza rapido e senza intoppi. Magari stai facendo altro, sti scorrendo la home di facebook, stai cucinando con l'impianto a diecimilioni di watt acceso perchè possa sovrastare la puzza e il rumore dell'incredibile soffritto di cipolle, stai guardando un porno senza masturbarti, stai guardando un porno masturbandoti, ti stai masturbando e basta, stai facendo un sacco di cose quando...

Aspetta un attimo cos'era quello..

Cambi la scheda del SO di design quale è Windows 8 con un rapido gesto della mano e riclicchi due volte sulla traccia che sta passando, una certa "Dog Without a Name", di un disco che avevi lì e che hai sparato su VLC solo per vedere com'è, "tanto tipo ce l'ho lì chissene incula lo ascolto".
Intro ok, un due colpi di batteria...

Mentre ti domandi dove cazzo era quel passaggio figo parte il
BASSO DELLA MEGAMORTE
mentre contemporaneamente eiaculi nelle mutande (o sulla tastiera, o sul soffritto dipendendo da cosa stavi facendo (tipo cucinare nudo))) O)))

Megabomba, pensi fra te mentre pulisci la padella. Le cose continuano così come le avevi lasciate ma dopo un nonnulla.

Parte il secondo pezzo della MEGAMORTE, tipo una robona in palm mute tutta supercomplicata e rapidissima che si altera a robe più lente e meditative (ma per poco).

Digressione /// Ma cari amici, il bello è che non è solo "Dog Without a name" ad essere così. Tutto il cazzo di disco è così. Dai amici SNSI, calmatevi un attimo.
"Sto cazzo amici ascoltatori" siamo i SNSI a parlare "continuano a maciullarti con la nostra musica super figa del demonio, mentre sopra cantiamo in italiano delle cose cariche di significato di quelle che, come si dice in gergo "ti feriscono nell'anima". /// fine Digressione.

Vabbe dai. 

Troppe emozioni.
Ti esplode la cappella.


Senza indugio tutti QUI

domenica 11 gennaio 2015

Full of Hell / Merzbow - Full of Hell / Merzbow



Mentre mi concedo una piccola pausa dallo studio matto e disperatissimo (ma neanche tanto) di questa interminabile (ma appena cominciata) sessione invernale, mi viene in mente che forse sarebbe il caso di ascoltare questo disco. Lo faccio.
23:13 tempi dopo sono qui su blogger a scrivere due righe su uno dei dischi più fighi del 2014. 

Ovviamente è un disco omonimo, per quello nel titolo è scritto due volte. 
Gli artisti che qui presentiamo sono ovviamente due: Merzbow e i Full of Hell. Mentre per il primo non dovrebbero esserci problemi di presentazione - notorietà, forse i secondi meritano qualche parolina. 

I Full of Hell sono un combo pieno di odio e morte dedito al grindcore - noise - core americano. Fino ad ora mi erano giunti alle orecchie solo di sfuggita come rappresentanti discreti di una scena satura. 
Riprendendo un po' la loro storia discografica, catalizzato dalle parole del buon Fantano, salta all'occhio una certa e notevole predisposizione alla tematica NOISE a noi tanto cara. Questo vuol dire che, in anni di onorata carriera, i FOH hanno sperimentato, e hanno sperimentato anche tanto, cacciando dischi in con imponenti (e a volte ingombranti) influenze e inserzioni rumorose.
Nonostante questo (e nonostante la palesissima attrazione che dimostrano verso Merzbow), non hanno mai bucato la classifica con qualcosa di veramente trascendentale, "limitandosi" a divertirsi un mondo e a sfasciare la faccia dell'ascoltatore con ritmiche serrate e aberranti.

BENE. 

Merzbow non DOVREBBE aver bisogno di nessuna presentazione. Uno dei massimi esponenti della scena noise - ARSH (jajaja) giapponese (i giapponesi ne sanno a pacchi su 'sta roba) che ha cacciato dei dischi tanto inascoltabili quanto assurdi. 
Dovremo prima o poi ritornare su questo argomento ma per ora limitiamoci a dire che il tizio sa il fatto suo: super composto e professionale, riesce a scatenare una colata di magma sonoro che spazia su qualsiasi tipo di frequenza, vantando una serie di collaborazioni (quasi tutte documentati con audio - video) da brivido. 
Se volete approfondire il mondo del NOISE DI MERDA vi consiglio caldamente di cominciare da un piccolo capolavoro fortemente influenzato da una registrazione scadente: un live BORIS - MERZOBOW, ovvero come dire pasta al pomodoro con il formaggio sopra. Lo potete trovare, guardare, ascoltare, facilmente qui.
In realtà basta digitare la pratica richiesta "BORIS MERZBOW" su youtube per ottenere una serie di ottimi risultati. 

BENE.

Ora veniamo alla descrizione del disco. In realtà l'unica cosa che dovete fare per sapere di cosa parla questo pezzo di vinile è mettere insieme le due cose. 
Bon vabbè così me la asciugo davvero da infame. 
Allora. La cosa che più si NOTA (ma non vuol dire che è la cosa che esiste più in assoluto) sono ovviamente i FOH. Si notano eccome. Sono tremendamente letali: batterismi serrati e convulsivi, liriche e voce da brividissimo. Tutto perfetto, anche la registrazione, la produzione, gli stacchi, le idee. Davvero assassini. 
Merzbow si nota (al primo ascolto, per carità) molto meno. Emerge come una bestia subacquea, solo quando le acque del noise core si calmano. Appare e sommerge tutto e tutti sotto una colata lavica di magma sonoro, alle volte accompagnato da una voce spettrale o scandito da una batteria (filtrata dalle macchine dell'inferno però).
Al secondo ascolto (o ad un primo più boh), si nota quello che spero di aver notato io: tutto è avvolto da un sottile e quasi impercettibile manto di marciume e putrescenza. Merzbow riempie ogni spazio, si infiltra con il suo rumore assordante negli interstizi fra i fraseggi, fra le strofe. Come una cazzo di malattia.
Forse è questo che rende davvero unico il lavoro. Questa parassitosi fra i due gruppi.
Alla fine, come era quasi naturale aspettarsi, le strade coincidono e tutto marcisce in un compost di merda, urla, vermi, noise, robe che grattano, schifo. 


sabato 10 gennaio 2015

Ruggine - Iceberg



Una retrospettiva su alcuni album che mi frullavano nella mente, in settembre credo, aveva tirato fuori anche i Ruggine, il fatto che avessero buttato fuori un nuovo brano (Babel in particolare) e il loro album ormai "antico" "Estrazione matematica di cellule". 

A un mese circa dalla pubblicazione di questo nuovo "Iceberg" e da un bel po' di tempo mas dalla mia retrospettiva con Ruggine inclusi, mi sento un po' in dovere di dire due cose specificatamente su questo album.

ICEBERG TRASCENDE IL CONCETTO DI DISCO.

MERAVIGLIOSO.

Vi dirò. Io scrivo anche per una rivista online e credo sia la cosa più bella che mi sia capitata nell'ambito musicale (oltre ad avere un gruppo e le possibilità di suonare) e, in un modo o nell'altro (vuoi fortuna, vuoi con qualche significativo gesto) mi è stato affidato questo disco da recensire.
Il mondo del Blog e il mondo della Rivista sono due cose diverse. Nonostante stia cercando di dare un tono a questo posto (in un modo o nell'altro), non riuscirà mai a diventare il grande Blog di Musica che tutti desideriamo, di avere un milione di visualizzazioni o di essere al centro dell'attenzione. Semplicemente è una valvola di sfogo, qualcosa come un diario segreto che si affaccia sul mondo. Un posto in cui puoi percepire la sensazione che si prova nel scrivere e far leggere delle cose private agli altri ma che al contempo sai non ti si ritorcerà contro. Un posto sicuro e piacevole dove scrivere. 

Il mondo delle recensioni, per quanto ovviamente io ne faccia parte con una buonissima dose di fortuna e quindi ne possa parlare solo dalla quasi distanza, è ovviamente e giustamente diverso. Non posso parlare di me in una recensione, non sarebbe ovviamente giusto. Quello che devo fare è dare un giudizio (che poi, che giudizio potrei mai dare ad un album del genere) a un lavoro musicale. 

Quello che posso fare qui invece è parlare di me e di cosa questo disco possa significare per il sottoscritto. 


Quando è uscito il video di Babel (che non posso postare direttamente perchè ho dei problemi con l'informatica dei poveri però vi ho messo l'immagine sopra), non ho pensato che i Ruggine potessero essere il gruppo che ti cambia davvero dentro. Ho pensato solo che fossero strafighi.

Vabbè, come detto più volte, siamo arrivati ad un punto in cui ogni gruppo che ha due bassi, due batterie, che fa del rumore, che mette i sample vocali, che percuote dei pezzi di ferro, che suona con i synth, che canta al contrario, che usa la loop machine, che fa i tempi dispari, che fa i tempi pari ma li fa molto bene, che fa i tempi dispari ignoranti, quelli difficili, il gruppo che fa le poliritmie, quello che ha la voce atonale, che ha un numero dispari di componenti, che usa l'octaver, che ha un travis bean, che ha una kramer, che ha testate vintage, che ha componenti con i capelli lunghi, che fa il doom vecchia scuola con i cori super fighi, che fa cagare, potesse essere il gruppo della vita. 

Non riusciamo mai a trovare un gruppo che sblocchi qualcosa, che ci faccia cambiare, che ci faccia dire: "cazzo ma questo non sono più io". 

I Ruggine adesso, con questo disco, possono farlo.

Chiaro, devono anche piacerti. Se non ti piace il genere, se ascolti altro, se quando ascolti una loro canzone dici "no, non ci siamo", vabbè, smetti di leggere qui. Oppure dimentica quello che hai letto, fai un po' come ti pare.
Tuttavia, se pensi di essere un buon ricettacolo per quello che i Ruggine hanno da dire, supera la paura che le recensione e i commenti possono instillare, supera parole come "dilaniante lirismo", "distruzione", "disperazione" che effettivamente posso essere evocate da un buon tizio che scrive di musica, e ascolta questo disco. Supera tutto e ascolta. 

Che comunque, mentre scrivevo la recensione ufficiale, mi è saltato fuori un bel paragone con Guernica (quadro che avevo visto dal vivo da poco tempo effettivamente). Mi è sembrato un paragone abbastanza azzeccato.
Ruggine è tutto quello che Guernica può offrire: un concentrato enorme e assassino di morte, disperazione, terrore, paura e redenzione. 

Ci sono dei testi che ti ammazzano, ma veramente. Immaginate: camminare nella notte, magari dopo una festa, la testa ciondola e il passo cede mentre l'unica cosa che volete fare è cacciare le chiavi dalla tasca, aprire quella cazzo di porta, chiamare l'ascensore, sfondare a calci l'ingresso e fiondarvi in bagno a pisciare (siete troppo fini per farla nella calle). Cazzo avete immaginato TUTTO, ripercorrete la strada che vi separa dalla redenzione praticamente a ogni passo. Taquipsia, pensiero rapidissimo dettato da un mix obnubilante di alcool e droghe leggere. 
Per sicurezza (dai si, per sicurezza), avete piazzato su le cuffie, avete scosso il vostro shiccosissimo (ma si scrive così?) ipod ormai devastato dagli anni per piazzare su della musica ACASO dimenticandovi completamente dell'esistenza dei Ruggine.
Passano un po' di canzoni, passano gli Wizard, i Mars Volta (ma quanta cazzo di strada dovete fare per arrivare a casa??) e, dopo aver scacciato con un gesto di stizza l'intro di Miserable dei Bongripper (DAI I BONGRIPPER NO!) parte una canzone che non riconoscete...

Comincia con una nota di basso, ostentata e quasi un po' trash nella sua prepotente solitudine. Poi si aggiunge il resto, riconoscete una cassa, un colpo, un po' di casino ma non riuscite a collegare con nulla di quello che sapete essere presente sul vostro amato - odiato dispositivo. 
Bah, continua tutto abbastanza normale, anche se c'è qualcosa che vi attrae, è quel sentimento compulsivo di scoprire cosa e chi si cela dietro a tutto quello, frenato dalla compostezza autoimposta (e assolutamente goffa) tipica di chi è reduce da una serata di sballi(ni). 

Poi parte un ritmo serrato che associato subitissimo a un basso. Ne sale un altro, sempre di basso. La cosa vi piace. Parte la batterie, è dispari, bella strana, si associa una chitarra. Vi gasate e scuotete un po' la testa cercando di andare a tempo. Non ce la fate. Pazienza. 

Parte la voce. Vi ritrovate con gli occhi chiusi, non sapete perchè. Sbattete contro una panchina ma non sentite dolore. 

Mi ritrovo a camminare a piedi nudi sull’erba
come un’ombra attenta a non fare rumore
perché spezzare questo mio sogno cosciente
allontanerebbe la beatitudine

La cosa comincia a prendere una brutta piega. Non vi aspettavate un carico emotivo del genere. La prima strofa toglie il fiato, il passo rapido rallenta, non sentite più il peso della vescica. 

È da tanto che non guardo più le stelle nel cielo ormai
Sono belle vero?
Sono belle vero?
Come il profumo che sento con gli occhi serrati
mentre la mente ubriaca mi trascina altrove
Ed è tutto vero
Ora è tutto vero

Lo sguardo sale inevitabile, i brividi corrono lungo la schiena, il passo rallenta, il battito aumenta. 

IO…
IO…

Questa è la vera strofa che vi ammazza. La pupilla si dilata e, per un attimo, vi fate veggente e vi rivedete, quella stessa situazione, ripetuta un miliardo e più di volte, camminando a stento, palpitazioni, brividi e bocca spalancata, urlo silenzioso a voler ripete quell'urlo. Vi lacera ogni volta. 

Tornate al presente, la canzone è finita. Il peso della vescica troppo piena vi piomba addosso come un macino. 

Figo 'sto disco. Prima però devo pisciare. 


Potrà mai questa tormenta essermi d'aiuto?