giovedì 24 aprile 2014

Il post più corto del post.

Questo è un post cortissimo. Lo so che è da tanto che non scrivo e, ve lo giuro, avrei una vagonata di cose da scrivere. Purtroppo ho necessità di pubblicare una piccola .gif che ho creato l'altro day. Quindi aspettatemi, tornerò a breve.
Comunque, volevo dirvi, ho cominciato a scrivere di musica (quello che mi piace fare di più dopo altre cose come suonare e costruire giochini malevoli) per un bel sito di musica online.


Nonostante il nome questo non è più il post più corto del post. Anzi.
Coadiuvati da questa meravigliosa immagine animata parliamo nuovamente dei Massimo Volume. Li trattiamo perché, sabato 12 aprile li ho visti da vivo, a PN. A Pordenone esiste un posticino carino chiamato "Naonian Concert Hall" (ex - Deposito Giordani, rinominato per smeni burocratici credo). Decisamente un sacco di tempo fa, verso il 20 marzo 2012, sempre in quella sede ho assistito a un intenso concerto delle Orme assieme al Banco. Nostalgico. 

Tornando ai Massimo Volume. Ci andiamo in due. Macchina occupata praticamente solo da assenti. Non è un problema, non ci tiriamo indietro. I Massimo Volume richiedono un sacrificio per poter essere ascoltati e acclamati. Dopo un pizza al volo sulla Pontebbana (posto triste ma effettivamente rapido) con annessa ustione d'obbligo, arriviamo con 1 ora o più di anticipo. L'attesa la si impiega come sempre, è ovvio: giro per il posto (relativamente enorme comunque), prendere da bere, un saltino in bagno, una VAGONATA di stizze. Si parla del più e del meno, in sottofondo gira una playlist con tutta la tempesta dentro, evidentemente un fanatico.

La sala è mezza vuota (una quarantina di persone), tutti nostalgici con una media d'età sicuramente sopra i 30. Qualche ubriaco che tenterà di rovinare i catartici momenti di silenzio, senza successo. 

Mancano ormai pochi minuti alle 10 e mezza e noi, senza alcun problema, ci avviciniamo alle primissime file, ASSOLUTAMENTE NON per ascoltare bene il concerto (i concerti non si ascoltano bene in prima fila se non in taluni casi) ma piuttosto per dare un'invidiosa occhiata alle mastodontiche pedaliere delle chitarre e del basso. La pedaliera di Egle, pur sprigionando un suono assolutamente fantastico, è davvero imbarazzante: pedale di bassissima lega (addirittura un "Ultra metal distortion" della boss, il pedale - merda per eccellenza) evidentemente ammaestrati magistralmente. La pedaliera di Pilia invece è un tripudio di Boutique (si scrive così? il francese mi sta un po' sul cazzo) e pedali incredibili, così come il suono: intendiamoci, i suoni, quando si parla di Massimo Volume, sono I SUONI (la differenza è che uno è minuscolo e una maiuscolo se non si fosse capito). Anche in questo caso però, come per le pedaliere, il suono di Pilia è catartico, quello di Egle "solo" perfetto. Dettagli comunque, davvero. La pedaliera di Clementi è minimale, quello che pensiamo possa essere un distorsore (overdrive piuttosto) e un bell'equalizzatore a 10 bande distrutto sui medi, per dare quel suono incredibilmente avvolgente che caratterizza il basso del Massimo Volume.
Non mi soffermo sugli ampli vari perché non molto ferrato. Piuttosto gli strumenti: Egle si rivela praticamente paradigmatico nella sua Strato e nella sua Les Paul per poi stupire con una Kramer (Kramer? sisi aveva la paletta divisa) bella da togliere il fiato. D'altro canto neanche Pilia scherza, sfoderando un gioiellino fender dopo l'altro.
Il vero pezzo forte è però il MERAVIGLIOSO Kramer di Clementi, SPETTACOLARE. 

Qui si vede bene. Magnifico.

La batteria non è affatto il mio strumento quindi non ho idea di cosa potrei dire al riguardo. Difatti non dirò assolutamente nulla. Ah sì, i suoni di batteria, ovviamente, meravigliosi, come su disco (unica cosa che posso permettermi di affermare). 
Passiamo alle cose concrete. Quelle dette fino ad ora erano dettagli laterali. Quello che interessa è la scaletta. Sì, la scaletta. Giustamente voi state pensando: "i Massimo Volume sono uno dei suoi gruppi preferiti (ottima osservazione), li va a vedere in un posto assieme a 40 persone vecchie e poco scattanti, VUOI CHE NON ABBIAMO PRESO LA SCALETTA A FINE CONCERTO E ORA CI METTE UNA BELLA FOTO INCREDIBILE????". No. È successo che siamo usciti a stissare e piano piano abbiamo visto uscire i vecchi di cui sopra, con in mano le scalette. Solo in quel momento ci siamo resi conto di quanto fossimo stupidi. Non importa, bene o male la ricordo. BENE O MALE. 
Lo ammetto, appena finito di scrivere questa frase sono andato su gooogle a cercare la scaletta dell'evento. Non l'ho trovata, ovviamente. In compenso ho trovato il "LORDDEIPARACULO" che, per togliersi dalla mia stessa identica situazione scrive, sul suo live report: "In un contesto del genere la scaletta perde totalmente di importanza, perché qualsiasi loro pezzo entrerebbe a far parte di uno spettacolo la cui potenza sta nella sua totalità e non nei singoli episodi che lo compongono". Non serve aggiungere altro a cotanta banalità, immagino. Il lorddeiparaculo è decisamente dire poco. 

Ad ogni modo cercherò di fare un resoconto incredibilmente frammentato e includente sulla scaletta della serata. Mi sembra che tutti sia cominciato con "Compaund", settima traccia di "Aspettando i Barbari", precisamente quella che recita: " [...] gli uccelli sul tetto, la notte, lasciano impronte di metallo [...] FRUGANO FRA LE ROVINEEE.. del nostro mondo perfetto [...] " e che ti sfascia con progressioni incredibili.
Devo ammetterlo, sto scrivendo questo resoconto ascoltando l'ultimo disco, per ricordare più o meno come funziona ma mi accorgo che non riesco assolutamente a rievocare l'emozione e la magnificenza dell'esibizione. Comunque ci provo dai. 
Non mi ricordo l'evoluzione precisa della scaletta. So solo che, riascoltandolo ora per avere un'idea più precisa, hanno fatto praticamente tutto l'ultimo superbo disco. Cominciato con Compaund come detto prima, hanno poi spaziato su "Dio delle Zecche" ([...] noi, che accendiamo lumi, per nasconderci le luci [...] e un synth basso che spacca la faccia), "La cena" (singolo davvero speciale dell'album), "Vic Chesnutt" e Egle che fa urli strozzati che ti fanno rigirare il cuore, l'omonimo brano "Aspettando i barbari", validissimo. Menzione particolare merita OVVIAMENTE, "La notte" un brano di una bellezza sublime. Riascoltandolo mi rendo conto che le hanno fatto proprio tutte (o quasi).
In mezzo, prima chiaramente del gran finale, ci sparano dentro una "La bellezza violata" (avevo addirittura la BARBA dritta) e "Litio" che ti rapisce, magnifica. Hanno fatto due interruzioni, sono andati via e sono tornati, acclamati. Ci regalano una "Le nostre ore Contate" che mi fa piangere dalla felicità. Ci regalano anche piccoli frammenti di un tempo, perle come "Fuoco Fatuo" e, infine "Primo Dio". 
Non mi regalano Fausto, purtroppo. 

Alla fine siamo esausti, piangiamo, ci abbracciamo. È stato magnifico

In macchina, più lucidi, analizziamo la situazione e ci rendiamo conto che avrebbero potuto regalare a un pubblico così nostalgico qualche perla antica in più. Non fa niente. Vi amiamo. 

Prima di partire compriamo dei souvenir e brindiamo con Pilia, sceso al bar per bere una birra. Brindiamo con le lacrime agli occhi. 
Ah ecco una cosa che non ho detto: Pilia credo senza alcun dubbio sia la persona più brava a suonare la chitarra che io abbia mai visto. Senza plettro, elegante, leggiadro. Uno spettacolo. 

Magnifico.

C'è forza nella pioggia che bagna il bordo del lavandino 
e le mie braccia tese, oggi. 
Non nelle colline, nè nel cielo che tiene bassi gli uccelli 
e ha i colori sbiaditi di una polaroid. 
Emanuel Carnevali, morto di fame nelle cucine d'America 
sfinito dalla stanchezza nelle sale da pranzo d'America 
scrivevi 
E c'è forza nelle tue parole 
Sopra le portate lasciate a metà, i tovaglioli usati 
Sopra le cicche macchiate di rossetto 
Sopra i posacenere colmi 
Sapevi di trovare l'uragano 
Dire qualcosa mentre si e' rapiti dall'uragano 
Ecco l'unico fatto che possa compensarmi 
di non essere io l'uragano 
Emanuel 
Primo dio 
Rimbaud 
Preghiera a cose più belle di me 
Rimbaud 
Avvento della giovinezza 
Immagine perfetta 
Senzazione perfetta 
E' nella pioggia, oggi, il vostro grido

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