Una retrospettiva su alcuni album che mi frullavano nella mente, in settembre credo, aveva tirato fuori anche i Ruggine, il fatto che avessero buttato fuori un nuovo brano (Babel in particolare) e il loro album ormai "antico" "Estrazione matematica di cellule".
A un mese circa dalla pubblicazione di questo nuovo "Iceberg" e da un bel po' di tempo mas dalla mia retrospettiva con Ruggine inclusi, mi sento un po' in dovere di dire due cose specificatamente su questo album.
ICEBERG TRASCENDE IL CONCETTO DI DISCO.
MERAVIGLIOSO.
Vi dirò. Io scrivo anche per una rivista online e credo sia la cosa più bella che mi sia capitata nell'ambito musicale (oltre ad avere un gruppo e le possibilità di suonare) e, in un modo o nell'altro (vuoi fortuna, vuoi con qualche significativo gesto) mi è stato affidato questo disco da recensire.
Il mondo del Blog e il mondo della Rivista sono due cose diverse. Nonostante stia cercando di dare un tono a questo posto (in un modo o nell'altro), non riuscirà mai a diventare il grande Blog di Musica che tutti desideriamo, di avere un milione di visualizzazioni o di essere al centro dell'attenzione. Semplicemente è una valvola di sfogo, qualcosa come un diario segreto che si affaccia sul mondo. Un posto in cui puoi percepire la sensazione che si prova nel scrivere e far leggere delle cose private agli altri ma che al contempo sai non ti si ritorcerà contro. Un posto sicuro e piacevole dove scrivere.
Il mondo delle recensioni, per quanto ovviamente io ne faccia parte con una buonissima dose di fortuna e quindi ne possa parlare solo dalla quasi distanza, è ovviamente e giustamente diverso. Non posso parlare di me in una recensione, non sarebbe ovviamente giusto. Quello che devo fare è dare un giudizio (che poi, che giudizio potrei mai dare ad un album del genere) a un lavoro musicale.
Quello che posso fare qui invece è parlare di me e di cosa questo disco possa significare per il sottoscritto.
Quando è uscito il video di Babel (che non posso postare direttamente perchè ho dei problemi con l'informatica dei poveri però vi ho messo l'immagine sopra), non ho pensato che i Ruggine potessero essere il gruppo che ti cambia davvero dentro. Ho pensato solo che fossero strafighi.
Vabbè, come detto più volte, siamo arrivati ad un punto in cui ogni gruppo che ha due bassi, due batterie, che fa del rumore, che mette i sample vocali, che percuote dei pezzi di ferro, che suona con i synth, che canta al contrario, che usa la loop machine, che fa i tempi dispari, che fa i tempi pari ma li fa molto bene, che fa i tempi dispari ignoranti, quelli difficili, il gruppo che fa le poliritmie, quello che ha la voce atonale, che ha un numero dispari di componenti, che usa l'octaver, che ha un travis bean, che ha una kramer, che ha testate vintage, che ha componenti con i capelli lunghi, che fa il doom vecchia scuola con i cori super fighi, che fa cagare, potesse essere il gruppo della vita.
Non riusciamo mai a trovare un gruppo che sblocchi qualcosa, che ci faccia cambiare, che ci faccia dire: "cazzo ma questo non sono più io".
I Ruggine adesso, con questo disco, possono farlo.
Chiaro, devono anche piacerti. Se non ti piace il genere, se ascolti altro, se quando ascolti una loro canzone dici "no, non ci siamo", vabbè, smetti di leggere qui. Oppure dimentica quello che hai letto, fai un po' come ti pare.
Tuttavia, se pensi di essere un buon ricettacolo per quello che i Ruggine hanno da dire, supera la paura che le recensione e i commenti possono instillare, supera parole come "dilaniante lirismo", "distruzione", "disperazione" che effettivamente posso essere evocate da un buon tizio che scrive di musica, e ascolta questo disco. Supera tutto e ascolta.
Che comunque, mentre scrivevo la recensione ufficiale, mi è saltato fuori un bel paragone con Guernica (quadro che avevo visto dal vivo da poco tempo effettivamente). Mi è sembrato un paragone abbastanza azzeccato.
Ruggine è tutto quello che Guernica può offrire: un concentrato enorme e assassino di morte, disperazione, terrore, paura e redenzione.
Ci sono dei testi che ti ammazzano, ma veramente. Immaginate: camminare nella notte, magari dopo una festa, la testa ciondola e il passo cede mentre l'unica cosa che volete fare è cacciare le chiavi dalla tasca, aprire quella cazzo di porta, chiamare l'ascensore, sfondare a calci l'ingresso e fiondarvi in bagno a pisciare (siete troppo fini per farla nella calle). Cazzo avete immaginato TUTTO, ripercorrete la strada che vi separa dalla redenzione praticamente a ogni passo. Taquipsia, pensiero rapidissimo dettato da un mix obnubilante di alcool e droghe leggere.
Per sicurezza (dai si, per sicurezza), avete piazzato su le cuffie, avete scosso il vostro shiccosissimo (ma si scrive così?) ipod ormai devastato dagli anni per piazzare su della musica ACASO dimenticandovi completamente dell'esistenza dei Ruggine.
Passano un po' di canzoni, passano gli Wizard, i Mars Volta (ma quanta cazzo di strada dovete fare per arrivare a casa??) e, dopo aver scacciato con un gesto di stizza l'intro di Miserable dei Bongripper (DAI I BONGRIPPER NO!) parte una canzone che non riconoscete...
Comincia con una nota di basso, ostentata e quasi un po' trash nella sua prepotente solitudine. Poi si aggiunge il resto, riconoscete una cassa, un colpo, un po' di casino ma non riuscite a collegare con nulla di quello che sapete essere presente sul vostro amato - odiato dispositivo.
Bah, continua tutto abbastanza normale, anche se c'è qualcosa che vi attrae, è quel sentimento compulsivo di scoprire cosa e chi si cela dietro a tutto quello, frenato dalla compostezza autoimposta (e assolutamente goffa) tipica di chi è reduce da una serata di sballi(ni).
Poi parte un ritmo serrato che associato subitissimo a un basso. Ne sale un altro, sempre di basso. La cosa vi piace. Parte la batterie, è dispari, bella strana, si associa una chitarra. Vi gasate e scuotete un po' la testa cercando di andare a tempo. Non ce la fate. Pazienza.
Parte la voce. Vi ritrovate con gli occhi chiusi, non sapete perchè. Sbattete contro una panchina ma non sentite dolore.
Mi ritrovo a camminare a piedi nudi sull’erba
come un’ombra attenta a non fare rumore
perché spezzare questo mio sogno cosciente
allontanerebbe la beatitudine
La cosa comincia a prendere una brutta piega. Non vi aspettavate un carico emotivo del genere. La prima strofa toglie il fiato, il passo rapido rallenta, non sentite più il peso della vescica.
È da tanto che non guardo più le stelle nel cielo ormai
Sono belle vero?
Sono belle vero?
Come il profumo che sento con gli occhi serrati
mentre la mente ubriaca mi trascina altrove
Ed è tutto vero
Ora è tutto vero
Lo sguardo sale inevitabile, i brividi corrono lungo la schiena, il passo rallenta, il battito aumenta.
IO…
IO…
Questa è la vera strofa che vi ammazza. La pupilla si dilata e, per un attimo, vi fate veggente e vi rivedete, quella stessa situazione, ripetuta un miliardo e più di volte, camminando a stento, palpitazioni, brividi e bocca spalancata, urlo silenzioso a voler ripete quell'urlo. Vi lacera ogni volta.
Tornate al presente, la canzone è finita. Il peso della vescica troppo piena vi piomba addosso come un macino.
Figo 'sto disco. Prima però devo pisciare.
Potrà mai questa tormenta essermi d'aiuto?