Giunto il momento è per parlare di questo disco. Ho appena (più o meno) data l'esame della vita intera. Fatto y ya està (soluzione del continum spazio temporale: sono passati circa 3 mesi da quando ho cominciato questo pezzo di lettere e frasi, sono successe miliardi di cose, miliardi di cicli si sono conclusi e riaperti, la visione che ho ora di questo capolavoro è immutata ma prospetticamente differente. Ci provo dai).
Partiamo da un assioma decisivo che riguarda questo disco.
CYSTEMA SOLARI = CAPOLAVORO
Che vabbè può sembrare un po' un giudizio buttato lì, senza troppa convinzione o cognizione di causa (sopratutto se lo mettiamo all'inizio di un "articolo") però vi assicuro che è la verità. Lo avrò ascoltato un numero incalcolabile di volta e sempre (e dico SEMPRE) trovo qualcosa di nuovo, un anfratto, un ripiegamento sonico, una frase, una dissonanza, un pasta diversa nella batteria, una crepa non più simmetrica nel muro di distorsioni.
Devo ammettere di aver provato a scrivere tutto questo un sacco di volte senza, ovviamente, riuscirci. A posteriori potrei immaginare il problema: intentavo scrivere parole su un disco che stavo contemporaneamente ascoltando. In realtà è una cosa che faccio spesso, immergermi nella scrittura attraverso la musica in esame. In questo caso non mi è stato possibile: questo disco necessità un momento per l'ascolto e un altro (EVENTUALE NON STRETTAMENTE NECESSARIO) momento per la discussione e la scrittura. Non strettamente necessario significa che parlare, scrivere, opinare di un disco del genere non ha nessun valore: è talmente stratificato e complesso che ciò che diciamo si perde nei meandri, viene fagocitato da una macchina musicale dotata di vita propria, schiacciato dalla complessità di un ingranaggio tanto poderoso quanto terribilmente fragile, altoforno di cristallo, splendida arma di distruzione di massa. Letale.
E quindi? Quindi il succo è che tu puoi dire quel cazzo che ti pare su "Cystema Solari", può benissimo crearti un'opinione, sputare un giudizio, tanto quello che la
COLLABORAZIONE DEL DEMONIO
ha generato rimarrà lì, pilastro immobile a separare ciò che stra prima e ciò che sta dopo (tipo GESO)))) e se ne fregherà ma proprio durissimo di persone insignificanti come me e te. Tipo cthulhu no? Puoi anche negare l'evidenza, dire che il sommo dei sommi grande antico ti fa cagare ma tanto lui sta lì, nelle profondità del mare, addormentato o meno, a governare noi poveri ignari, scandendo le nostre vite e bla bla bla. Se questa roba di Cthulhu la applicchi alla musica ti salta fuori proprio Cystema Solari (è stato facile no?)
Adesso che vi siete fatti più o meno un'idea andiamo a presentare i protagonisti di questa grande impresa. In realtà non avrebbero neanche bisogno di presentazioni visto il calibro, la stazza, la presenza, il peso specifico ecc... però almeno così approfittiamo per rendere questo articolo già concluso, un po' più lunghetto,
NADJA
Se sapete come si pronuncia fatemi un fischio, non l'ho mai capito e mai lo capirò. Nadja è un progetto - duo, composto da Aidan Baker e Leah Buckareff, chitarra e basso rispettivamente. Potete farvi un giro su internet per capire un po' di cosa stiamo parlando. Non vi consiglio direttamente la musica (mi pare ovvio che dovete ascoltarli) ma piuttosto le interviste e gli aspetti più tecnici: il suono dei Nadja è probabilmente la cosa più massiva che ascolterete nella vostra vita (GODFLESH suonati dai SUNN O)) ) ma è prodotto con delle cose incredibilmente semplici. Questo ci porta ad analizzare non tanto la musica in sè, bensì il processo mentale che porta alla produzione della musica stessa. Senza troppi giri di parole la domanda che sorge spontanea quando si approccia questo duo è
MA COSA CAZZO HANNO NELLA TESTA DL?
Nel senso che produrre quei capolavori di Doom - Drone senza nemmeno usare un ampli ma andando diretti nel mixer con quattro pedali del cazzo e una base di drum machine, mi sembra un po' che dio cane mi stai prendendo per il culo.
Mi sto accorgendo che non ho ancora parlato un cazzo del disco in sè, QUINDI vi rimando direttamente alla pagina bandcamp di NADJA (non fatemi mettere il collegamento, dai che basta solo cercali su google) e vi consiglio anche di andare a sentirvi le robine soliste di Aidan che sono quell'ambient un po' malatone che so che vi piace tanto.
UOCHI TOKI
Vabbè nel senso, fatevi un processo alle intenzioni. Davvero non conoscete Uochi Toki? Dobbiamo davvero parlarne? Nadja vabbè si può anche chiudere un occhio (io li ho scoperti praticamente con questo album in realtà) ma Uochi Toki no, dai! NONO questa volta sarò inamovibile. Se non conosci Uochi Toki vattene da qui. ALL'IMMEDIATO.
E ALLA FINE, CYSTEMA SOLARI
OH! ce l'abbiamo fatta alla fine! Ho anche messo il colore rosso tanto per dare un po' di importanza. Che poi uno legge tutta sta merdata, si stufa perchè non dico nulla sul disco e va via (comprensibile).
Dunque Dunque. Abbiamo già giustamente detto che questo disco è un capolavoro. Basta ascoltarlo una volta per capirlo. Però perchè dovrebbe esserlo? Dirlo e basta non è sufficiente, mi pare chiaro. In reltà tutto si riassume abbastanza facilmente in una frase che ho detto prima: Cystema Solari è come Gesooo))), come un pilastro immobile per spartire ciò che è stato da ciò che sarà, una sorta di tassello evolutivo musicale. In musica l'evoluzione avanza per quanti, non esiste una progressione morbida e continua. Ci sono dei salti, in alto o in basso vedete voi, che spaccano completamente tutto quello che è stato, lo riducono a VECCHIO e MORTO. Esattamente come il famoso colpo di pistola del circolo di vienna: pensiamo che una cosa sia lo stato dell'arte finchè non arriva un profeta, sfodera la detonante arma e innaffia il notevole e notabile arazzo di famiglia con il contenuto della tua scatola cranica. Solitamente funziona esattamente così. Almeno, per me è così, la sensazione è quella.
Ok, abbiamo fatto le premesse. Però la domanda resta (quasi) immutata: cosa dovrebbe rendere questo disco il colpo di pistola? Lo spara cervella?. Ci sono alcuni punti da analizzare, singolarmente e quindi nel complesso.
Il primo è sicuramente la musica: non esiste in questo caso fare un'analisi SEPARATA dei due protagonisti. Sarebbe come mangiare un risotto ai peperoni separando le due componenti. Il connubio qui è perfetto ai massimi livelli. Nadja genera i muri di suono propri della sua natura ma li plasma, li modella, li adatta al noise malato e ai campionamenti e samples di Rico. E VICEVERSA. Viceversa nel senso che il trainante non è nessuno, non è che uno guida e l'altro segue. Il problema è che si sbaglia A PRIORI dicendo "uno e l'altro". Dimenticatevelo. Se per la voce potremo fare una doverosa differenziazione (ma anche no in realtà), per la musica questo non ha senso, perchè la fusione è perfetta, non c'è distacco, non c'è separazione dei sound o dei componenti. Muro di suoni unico, come se si fosse generato spontaneamente una nuova entità musicale, perfettamente proporzionata fra i due protagonisti. Questo è importante: il suono che sentiamo nel disco non è UOCHI + NADJA = ALTRA COSA ma bensì UOCHI + NADJA = UOCHI + NADJA. E voi giustamente direte: non so se prendere questa cosa come positiva o come negativa. In realtà non è nessuna delle due, è così punto e basta e, se consideri che è saltato fuori spontaneamente, senza alcun tipo di forzatura, devi fartene una ragione.
La parte prettamente tecnica non avrebbe in realtà bisogno di grandi discorsi: i sample di drum machine non sono mai puliti, sempre filtrati da una distruzione (non distorsione) atomica, satura, disturbante. Si alternano, si avvinghiano, si separano e si riallacciano, spariscono per poi ricomparire in situazioni e posizioni anomale, mai banali, mai scorrette. Rico non calca mai la mano su asimmetrie o devastanti cambi tempo ma nonostante questo il concetto che
IL TEMPO NON E' SABBIA MA SI SPOSTA COME SEPPIA IN ACQUA
permea tutta la produzione, seguito impeccabilmente dalle maree di drone che Nadja sprigiona. Il drone è perfetto: non c'è un attimo di tregua, un momento di respiro. Mettere la puntina sul piatto significa immergersi per tutta la durata del disco. Non c'è via d'uscita. Un viaggio verso un destino ineluttabile (dopo spieghiamo meglio). Il tipo di rumore che c'è qui è spesso, dissonante, devastato da colate di distorsione, filtrato da riverberi e delay impossibili da concepire dall'essere umano. Se lo mettete sull'impianto percepite questa robustezza, questo peso importantissimo. Quasi come nuotare nel cemento. La progressione del disco segna, inevitabilmente, una disgregazione del suono, i singoli elementi vengono isolati, degenerati, spaccati, dilatati all'inverosimile, compressi nuovamente, in un ciclo infinito che vomita colate di noise fisso, impenetrabile. Questo è il punto chiave: la PROGRESSIONE. La ritroveremo fra poco, nei testi, nelle parole, nel significato, nel viaggio.
I testi. Beh i testi. Cosa dire. Cystema Solari è un racconto. Qualcuno qualche tempo fa mi ha detto che uochi toki era come un audiolibro. Effettivamente è così. Quando ascolti la voce e la narrazione ti immergi completamente nel mondo creato dalle parole. Una volta mi è capitato di perdermi in "Cuore Amore Errore Disintegrazione" talmente tanto da rischiare un incidente in macchina (io contro il cancello di casa mia). Questo grado di immersione è esaltato con una potenza terrificante in questo disco. La voce racconta di un viaggio. Il viaggio di una navicella più o meno senziente e del suo passeggero (presente fino ad un certo punto del tragitto) attraverso ogni pianeta del sistema solare, fino al sole. Ogni elemento ha la sua storia, il suo racconto, i suoi segreti e le sue terrificanti verità.
Quello che però rende effettivamente il testo, le parole, la narrazione, così terrificanti è il fatto che la lingua utilizzata non è propriamente tale: Napo utilizza latino, francese, inglese e italiano per sviluppare il viaggio, fondendoli in un continum linguistico sempre in bilico fra la comprensione e la piacevole quanto frustrante sensazione di aver perso qualcosa. C'è sempre un filo conduttore nella mente dell'ascoltatore, una sorta di significato aleggiante, incorporeo e inconsistente, inafferrabile. Da qui il mio consiglio: le prime volte ascoltatelo senza testo, senza farvi problemi di comprensione, ascoltatelo e basta, fatevi questo regalo. Quando vi siete saturati della bellezza incommensurabile, andate su bandcamp degli uochi e leggetevi il testo. Molte parti rimangono comunque di difficile comprensione (ma con un po' di sforzo ce la fate). Con il testo sotto mano vi si apriranno voragini di messaggi nascosti, perle rare, abissi, distese oniriche. Importante però il doppio passaggio (almeno per me): dai, seguite il mio consiglio, non separate DA SUBITO le due cose, vale davvero la pena farsi il viaggione ad occhi chiusi (o socchiusi, come preferite) e poi carpire i significati nascosti attraverso la lettura.
Volutamente non parlo di ciò che narra il disco (se non in parte); primo perchè alcuni passaggi mi sono todavia oscuri (ricordate il fatto del significato percepibile ma non perfettamente a fuoco?) ma sopratutto perchè non è giusto che vi rovini la sorpresa.
I testi. Beh i testi. Cosa dire. Cystema Solari è un racconto. Qualcuno qualche tempo fa mi ha detto che uochi toki era come un audiolibro. Effettivamente è così. Quando ascolti la voce e la narrazione ti immergi completamente nel mondo creato dalle parole. Una volta mi è capitato di perdermi in "Cuore Amore Errore Disintegrazione" talmente tanto da rischiare un incidente in macchina (io contro il cancello di casa mia). Questo grado di immersione è esaltato con una potenza terrificante in questo disco. La voce racconta di un viaggio. Il viaggio di una navicella più o meno senziente e del suo passeggero (presente fino ad un certo punto del tragitto) attraverso ogni pianeta del sistema solare, fino al sole. Ogni elemento ha la sua storia, il suo racconto, i suoi segreti e le sue terrificanti verità.
Quello che però rende effettivamente il testo, le parole, la narrazione, così terrificanti è il fatto che la lingua utilizzata non è propriamente tale: Napo utilizza latino, francese, inglese e italiano per sviluppare il viaggio, fondendoli in un continum linguistico sempre in bilico fra la comprensione e la piacevole quanto frustrante sensazione di aver perso qualcosa. C'è sempre un filo conduttore nella mente dell'ascoltatore, una sorta di significato aleggiante, incorporeo e inconsistente, inafferrabile. Da qui il mio consiglio: le prime volte ascoltatelo senza testo, senza farvi problemi di comprensione, ascoltatelo e basta, fatevi questo regalo. Quando vi siete saturati della bellezza incommensurabile, andate su bandcamp degli uochi e leggetevi il testo. Molte parti rimangono comunque di difficile comprensione (ma con un po' di sforzo ce la fate). Con il testo sotto mano vi si apriranno voragini di messaggi nascosti, perle rare, abissi, distese oniriche. Importante però il doppio passaggio (almeno per me): dai, seguite il mio consiglio, non separate DA SUBITO le due cose, vale davvero la pena farsi il viaggione ad occhi chiusi (o socchiusi, come preferite) e poi carpire i significati nascosti attraverso la lettura.
Volutamente non parlo di ciò che narra il disco (se non in parte); primo perchè alcuni passaggi mi sono todavia oscuri (ricordate il fatto del significato percepibile ma non perfettamente a fuoco?) ma sopratutto perchè non è giusto che vi rovini la sorpresa.
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