lunedì 4 luglio 2016

M.A.K.U. SoundSystem - Mezcla


Domandina spontanea: cosa ci fa una disco del genere qui? Un blog che nel 99% dei casi ha trattato musica del demonio, un posto in cui (da adesso in avanti) convivono il soundsystem latino e i Teitanblood non dovrebbe esistere. E invece sì.

Ci eravamo lasciati con una frase tanto inflazionata quanto (a mio parere) perfettamente vera: "il certo e innegabile potere esorcizzante della musica". Beh che ci crediate o meno (molto facile e intuitivo in realtà) la mia serenità e integrità interiori si accompagnano automaticamente ad ascolti più aperti, areati, meno oscuri e claustrofobici. Oserei dire luminosi ma non vorrei esagerare.

Questo è un disco davvero bellissimo. Il SoundSystem, come ci si aspetta da un nome del genere, è un combo gigantesco composto da (attualmente) 8 persone, distribuite, senza entrare troppo in dettagli, una voce femminile, varie maschili, basso e chitarra (forse /e), sicuramente due strumenti a fiato (sax sicuramente e tromba), batteria e percussioni più altri elementi vari. C'è anche del synth (ovvio come ho fatto a non pensarci).
La provenienza è palesemente latina e affine, si sente ovviamente dall'accento e dalle ritmiche contorte e percussive però non saprei dire esattamente, utilizzando solo questi elementi, la localizzazione precisa nella vastità del latino america (escludendo ovviamente brasile mexico argentina cile etc quindi effettivamente potrei tentare un golfo del messico o comunque alto continente). Nonostante questa provenienza palese, tutti i componenti fanno un po' i borghesi musicisti a new york (vabbè sai chissà che storie assurde hanno dietro).

Non mi ricordo neanche quante tracce sono contenute nel disco, ho provato a cercarlo nella mia libreria e, non trovandolo, c'ho rinunciato. Saranno una decisa dai, una più, una meno.

Il contenuto squisitamente musicale lo potete immaginare: ritmi convulsi haitiani, fiati in levare, la voce latina mezclata con quella inglese in liriche che, anche senza conoscerne il significato, hanno proprio il sapore del mare, della naturaleza, dei sorrisi.
Se andiamo a scavare nei significati sono colmi di quella fedeltà alla terra naive tipica dei gruppi latini: alberi corteccia acqua balli sole alba atardecer e altre amenità su quanto la vita sia un caleidoscopio di colori e incontri. Da questo punto di vista i M.A.K.U. poco si discostano da tanti altri gruppi parecidi. Le voci sono alternativamente maschile e femminile: profonda la prima, carica di immagini tropicali la seconda. Lo switch fra una e l'altra è fluido, le parti si distribuiscono equamente in un vortice anche, perchè no, di significati corrisposti; un dialogo insomma. 

Tutto nella norma quindi. Fino a qui "solamente" un disco carino senza punte di magnificenza tanto decantate dal sottoscritto nella prima parte della narrazione. Cosa rende quindi questo disco un capolavoro agli occhi di chi parla?
Un sacco di cose in realtà, imparzialmente suddivise fra

ASSOLUTA IGNORANZA SUL GENERE

(ma comunque gran voglia di imparare. a questo proposito vorrei fare un appunto su quanto mi sia innamorato di queste sonorità funk - afrobeat - tropicali, sopratutto in questo ultimo periodo di ritrovato equilibrio emotivo (giusto per tornare al potere esorcizzante della musica)) che ha determinato una profonda sorpresa nell'ascoltare della musica così coinvolgente

ma sopratutto un serie di elementi distintivi che cercherò di sviscerare in queste poche (moltissime) righe che rimangono. 
Prima di tutto l'incredibile capacità che possiedono i M.A.K.U. di generare felicità è buen rollo dentro le persone e fra le persone. Veramente, creano un alone di felicità e presa bene misto fra il reggie (che non mi va generalmente a genio) e l'irrefrenabile volontà di muovere il culo figlia del funk (e dei tropici dai). Una bolla di positività che ti accompagna ovunque tu sia, camminado con le cuffie, in città guidando la macchina, in pausa studio (questa è una bomba ==> 5 minuti di pausa = 5 minuti di musica, una roba super figa che ho appreso da poco). Fichissimo insomma, essere felice semplicemente facendo una cosa "banale" come ascoltare la musica.

Secondo
LA PSICHEDELIA

eh si, veramente. Psichedelia a bestia. Ma proprio tantissimo, ovunque. Prendete il giro di synth all'inizio di "Thank You", proprio per essere palesi e farvi capire ma, in realtà, tutto il disco è foderato di vibrazioni lisergiche, ovunque, persino nella voce (voci). Ed è una cosa strana, almeno per me. Sia chiaro, mi aspettavo qualcosa del genere da gruppi funk lisergiche afro, non da questi ballerini del demonio caraibico. Ovviamente non mi lamento, anzi. Con questo tipo di sensibilità psichedelica tutto il disco mi è sembrato familiare, come uscisse direttamente dai miei soliti ascolti. Un animo di questo tipo me li ha fatti involontariamente avvicinare a questo, uno dei miei video preferiti di sempre, pieno di chilling e sonorità latine miste a sana psichedelia (digitale immagino ma anche non troppo). I Bomba Estereo non sono in realtà quelli rappresentati nel video e, eccezion fatta per alcune perle che mi porto dentro, ormai non sono il gruppo che ho amato (credo esattamente un anno fa). 

Terzo
LA MALINCONIA

C'è come una vena amara in tutta la produzione di questo disco. Qualcosa che non riesco esattamente a definire. Qualcosa che corre sottotraccia, una significato quasi nascosto ma percepibile. Quel sentimento di malinconia che ho visto e percepito spesso nella musica, nella lettura, nelle parole, negli incontri di chi ha radici latine. Il sorriso di chi guarda l'orizzonte del mondo, di chi vive in un continente che potremmo definire la cosa più vicina al paradiso esistente eppure, dentro, vive la sofferenza, la negatività degli uomini, la cattiveria delle azioni. Parole del cazzo spese da mille persone prima di me mille volte meglio ma alla fine poco importa, potrei cercarne altre e sarebbe comunque banale e scontato. Fatto sta che la malinconia nel disco dei M.A.K.U. c'è eccome, palese nelle liriche emotive di "De Barrio" e "Happy Hour" oppure nascosta fra i fraseggi e lo splendore raggiante dei fiati. 

Chiudendo la "recensione" un po' a caso secondo me la bellezza è tutta lì: la fedeltà alla terra, riscattarsi, amore e amore, nostalgia ingestibile, profondità insondabile. ma anche felicità e bellezza, tutto mezclato così bene da apparire come un gigantesco quadro magnifico. 

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