domenica 5 giugno 2016

Nothing - Tired of Tomorrow


Anticipazione: è bello forte sto album. Ma bello bello. Ciao, son tornato. Non scrivevo da troppo tempo. Fra una cosa e l'altra ho tralasciato anche questi impegni/sfoghi musicali. Me ne dispiaccio ma è andata così, c'è poco da fare e da parlare ma tanto da scrivere per (tentare) di rimediare. 

Vabbè. Pronti via. Partiamo subito con un mea culpa di quelli duri: i nothing non li conoscevo ma tipo neanche per sbaglio. La verità è che questo tipo di shoegaze non è proprio mai stato il mio forte. 
Che non è neanche proprio verissimo: pietre miliari del genere sì, le conosco, un po' come le conoscono tutti. La capacità che ha avuto (che sta avendo in realtà visto che lo sto ascoltando ora) questo disco di canalizzare un certo tipo di necessità musicali, che possiedo in questo momento della mia vita, non ha pari rispetto ad altri lavori di altri gruppi, presenti e passati. Forse è merito di una produzione più "moderna" (?): se ascoltate il primo dei My Bloody, gli elementi costitutivi sono praticamente gli stessi ma con la differenza che questo "Tired of Tomorrow" ha dei suoni pesanti, compressi, taglienti, carichi di profondità. Le parti "dream" cariche di riverbero e delay sono realmente sfaccettate, insondabili, eteree. Mi piace perché provengo da regioni effettivamente pesanti della musica, nonostante questo, l'impronta indelebile che mi porto dentro non è così determinante nel plasmare il mio giudizio: suonano pesante ma non ho bisogno di attingere al mio "altro bagaglio" culturale per poterli decodificare. Ok ho fatto un po' un casino ma, en serio, piacciono tanto tanto.

Tutto sommato è un disco corto. Io attualmente possiedo la versione con due bonus tracks, non ho idea da dove provenga. Sono quindi 10 + 2 pezzi, in totale. 
Su rumore di maggio c'è una bella intervista al tipo dietro tutto questo, un articolo profondo, forse un po' inflazionato, roba che la gente si sente ripetere da un tot di tempo. Nonostante questo forse domande del genere devono essere fatte, spiegare l'insondabile, cercare di dare un nome e cognome alle cose, sapere cosa si cela dietro le parole e le creazioni, forse, magari solo in questo caso, è importante. Vabbè il fatto è che il tipo pare abbia accoltellato qualcuno, si sia fatto i suoi annetti di carcere per poi passare un'altra buona parte della sua esistenza travagliata, consumato dalla depressione. Ok. Se me lo avesse raccontato qualcun'altro, con altre parole, con un altro disco, con un'altra musica, magari con altre mie esperienze alle spalle, gli avrei semplicemente detto "amico, gestiscitela, cazzi tuoi, hai fatto l'errore, hai pagato, hai cacciato un bel disco, basta, non mi serve sapere i tuoi drammi, non mi serve gettarmi nei tuoi problemi, a capofitto, non ne ho bisogno, davvero, grazie comunque". 
Però stavolta è diverso. In realtà non ho la minima idea del perché, davvero, sono anche abbastanza spaventato da questa cosa. Nel senso, è che chiaro che un'intervista è una cagata, è tutto costruito per vendere e per farti scendere la lacrimuccia. La sua storia ovviamente è vera, lo sanno tutti, ma quante volte è capitata una cosa simile? Un sacco. Come il chitarrista degli Alice in Chain che, poverino, non rilasciava dichiarazioni (20 anni dopo) sulla morte del cantante, facendo il duro, il ritenuto. Ancora peggio, un'operazione di marketing del cazzo, tutta fuffa. Qua però è diverso, e ripeto, non so il perché. Forse un po' di empatia, un po' di comprensione. Anzi, un po' ho capito il perchè. Sisi ci sono, è

LA MUSICA

Lo si percepisce bene, adesso è molto più chiaro. Un messaggio potente come quello veicolato da un disco del genere non può che essere autentico. Una persona con questo vissuto, anche se rilascia 100 interviste nel giro di una settimana, anche se sono tutte uguali, anche se nel 99.9% dei casi tutto il mondo sarebbe pronto a mettere la mano sul fuoco difendendo l'idea del montaggio, dell'operazione di marketing, QUI, con queste musica, non può che essere autentico. 
"Tired of Tomorrow" è uno specchio deformato. Non è il solito specchio deformato però. Mi spiego: la maggiorparte delle volte il musicista crea appositamente uno specchio deformato con l'intento di riflettere una determinata realtà (fra le molteplici). Nel caso di un disco doom, l'angolazione sarà cupa, triste, disperata. Nel caso di un disco pregno di psichedelia l'angolatura sarà lisergica, quasi spensierata. E così via. 
In questo caso, nel caso specifico di Tied of Tomorrow il processo avviene al reves ed è proprio questo che riesce a dare credibilità alla musica, al musicista e al disco intero. Avviene al reves perchè  è la musica a plasmare lo specchio, non il musicista. Non c'è intenzionalità, il meccanismo non è prederteminato ma autodeterminato. Si sente palesemente che il flusso di idee, di contenuti, non è incanalato ma spontaneo; è l'insieme a plasmare lo specchio e a dare un riflesso distorto di se stesso, come un loop infinito di rimandi, un vortice, una vertigine.
Ecco, se dovessi definitivamente descrivere questo disco utilizzando una sola parola, quella omnicomprensiva, beh non avrei nessun dubbio

VERTIGINE

lo sto riascoltando proprio ADESSO (ci sono più tipi di adesso ovviamente. quello di cui stiamo parlando è una adesso che va da la precedente parola in grassetto - centrata a credo la fine del pezzo. "Credo" perchè in questo adesso non ho ancora ben capito se lo terminerò) e sono arrivato quasi alla fine di "The Dead are Dumb" che parte con quel giro scarno quasi un po' folk, le robe fatte con una baritona, un vibrato e uno slide, un giro di accordi del cazzo e poi esplode in mille frammenti, uno shimmer etereo che aleggia sul brano, si condensa in punti di estreme di acuti, come quando ascolti i godspeed e devi stringere i denti per non esplodere. Questa per me è perfezione, quando tutto gira al contrario per l'intensità del brano, quando la sola cosa a cui puoi pensare è il fatto che il mondo si è fermato in quell'istante, tu hai vibrato assieme alla canzone e tutto è stato perfetto per un attimo. Ecco a quello a cui mi riferivo, una sorta di catarsi musicale, perfetta e immacolata. 
La ritrovi ancora meglio in "Vertigo Flower" (ma guarda un po'): il suo stacco quasi slowcore, la violenza dei colpi e poi tutto che si perde in un solo grezzo, dove le vibrazione sono così dense e compresse che si stuprano a vicenda CAZZO dio.
E poi ancora ACD, la devastata certezza dell'unitilità di un'azione ma la perseveranza nel farla comunque, nel farsi comunque del male. E ne farlo ad altri.

Poi cazzo dio quel suono. Quel muro di suono gigantesco. Tutto compresso in un pugno di satana, carico di distorsioni tagliante come un rasoio, killer, omicida. Cazzo che bomba. I fuzz, i soli, la voce che si mischia al resto come una litania del fallimento. La redenzione, il tentativo (fallimentare). Un pizzico di speranza mal riposta ma comunque presente, comunque determinante. Tutto il resto che ruota attorno.

Se c'è una cosa che questo disco mi ha insegnato, che i Nothing mi hanno insegnato, magari con un pelo di ritardo rispetto al momento in cui più mi sarebbe servito, è l'assoluta fedeltà e abnegazione al potere esorcizzante della musica. Un sacco di parole del cazzo si sono spese, si spendono e, ne sono assolutamente certo, si spenderanno a un cazzo di proposito per argomentare questa affermazione. Non questa volta però. Io ci credo.

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