Ho riletto l'ultimo post, automaticamente domandandomi come sia possibile scrivere così tante cose, francamente non proprio superficiali, per poi dimenticarsene completamente. Tutto il discorso sul gorgo oscuro (che non mostro, altrimenti mi chiameresti mostro [cit]) della creatività in cui, con l'aiuto dello studio, delle arti, del caso, della tecnica, ci immergiamo più o meno consapevolmente, mi ha spiazzato. Nel senso, non ho pensato questa cosa in modo completamente autonomo ma l'ho comunque prodotta io, con la mia testa. Come quando rileggo i miei vecchi post su facebook, o alcuni commenti, o i temi delle superiori. Certo, manca tutta una sfumatura di maturità che credo al momento mi appartenga ma, dio cane, erano cose profonde e complesse, anche come proprietà di linguaggio, concetto, grammatica, sintassi etc... Tremo all'idea di regredire, da questo punto di vista.
Il fatto che io sia stato in grado di formulare, in data 17 dicembre 2017, dei pensieri razionali, profondi, introspettivi, relativamente complessi, fortunatamente mi consola un po'.
Ma vabbè, chisseneincula. Non riesco mai a cominciare un frase con "è" per il vizio estetico di non riuscire a far la lettera maiuscola. Mi dà molto fastidio ma è inevitabile.
Ne è passato di tempo dall'ultimo post, davvero, pare un secolo fa. Mi pare di aver detto questa cosa anche dopo un altro gap temporale, qualche anno (?) addietro. Quella volta però i problemi erano altri, muri di emotività incontrollata, monoliti grigi di annullamento cosmico, morte, pensieri negativi, somatizzazione. Ricordo con affetto quella parte della mia vita. Potrei definirla "didattica" senza andare troppo lontano dalla verità. Ha, fortunatamente o meno, per carità, aperto i cancelli dell'introspezione determinando un forte impatto anche sulle dinamiche musicali.
Ho tante cose di cui parlare. Gli argomenti si accumulano, si dissolvono, si sfaldano assieme alla voglia di sviscerarli. Dovrei fare una serie di registrazioni audio: degli interminabili messaggi vocali in cui discorro di quello che mi passa per la testa, un interminabile e magnifico flusso di coscienza, un gorgo nero di parole scollegate. Poi però verrei assalito dalla volontà di correggerlo. O forse no, forse no. Dove potrei mettere poi tutte queste cose? Si sta già formando in me uno scenario. Scompare. Riappare. I dubbi si fanno più intesi: parlare con una macchina, parlare con una macchina attraverso la parola scritta per meglio dire, è una cosa che posso accettare. Parlare a me stesso per poi condividere questi dialoghi non credo sia una cosa per me fattibile. Il rapporto con la propria interiorità, cosa completamente diversa rispetto allo scrivere un blog o parlare con qualcuno della propria interiorità, è lo scrigno più prezioso che abbiamo, il gioiello più splendente, il burrone che giustamente separa me dall'altro. Pronti. Via. Siamo finiti a parlare di esistenzialismo e fenomenologia del rapporto umano. Oh, un attimo di disattenzione e via che si vola.
Riprendiamo la carreggiata. Sento il bisogno di esorcizzare alcuni argomenti topici che hanno punteggiato la mia esistenza nel lasso di tempo che separa questo post dal precedente. Voglio colmare rapidamente questo vuoto di conoscenza, talmente rapidamente da rendere necessario un elenco.
Ne è passato di tempo dall'ultimo post, davvero, pare un secolo fa. Mi pare di aver detto questa cosa anche dopo un altro gap temporale, qualche anno (?) addietro. Quella volta però i problemi erano altri, muri di emotività incontrollata, monoliti grigi di annullamento cosmico, morte, pensieri negativi, somatizzazione. Ricordo con affetto quella parte della mia vita. Potrei definirla "didattica" senza andare troppo lontano dalla verità. Ha, fortunatamente o meno, per carità, aperto i cancelli dell'introspezione determinando un forte impatto anche sulle dinamiche musicali.
Ho tante cose di cui parlare. Gli argomenti si accumulano, si dissolvono, si sfaldano assieme alla voglia di sviscerarli. Dovrei fare una serie di registrazioni audio: degli interminabili messaggi vocali in cui discorro di quello che mi passa per la testa, un interminabile e magnifico flusso di coscienza, un gorgo nero di parole scollegate. Poi però verrei assalito dalla volontà di correggerlo. O forse no, forse no. Dove potrei mettere poi tutte queste cose? Si sta già formando in me uno scenario. Scompare. Riappare. I dubbi si fanno più intesi: parlare con una macchina, parlare con una macchina attraverso la parola scritta per meglio dire, è una cosa che posso accettare. Parlare a me stesso per poi condividere questi dialoghi non credo sia una cosa per me fattibile. Il rapporto con la propria interiorità, cosa completamente diversa rispetto allo scrivere un blog o parlare con qualcuno della propria interiorità, è lo scrigno più prezioso che abbiamo, il gioiello più splendente, il burrone che giustamente separa me dall'altro. Pronti. Via. Siamo finiti a parlare di esistenzialismo e fenomenologia del rapporto umano. Oh, un attimo di disattenzione e via che si vola.
Riprendiamo la carreggiata. Sento il bisogno di esorcizzare alcuni argomenti topici che hanno punteggiato la mia esistenza nel lasso di tempo che separa questo post dal precedente. Voglio colmare rapidamente questo vuoto di conoscenza, talmente rapidamente da rendere necessario un elenco.
1 - mi sono laureato. Faccio notare come la mia vita accademica non sia mai stata oggetto di discussione in questa sede. Ovviamente è una costante che si manterrà, questa notizia è solo un'eccezione secondo me necessaria. Un ciclo si è chiuso, degli interrogativi hanno trovato risposta, nuovi passi si muovono, mancano alcuni elementi.
2 - ho terminato la mia avventura dentro l'astronave FLUM. L'organismo FLUM è qualcosa che vive e cambia, un fiume in divenire perenne, un muro di rumore bianco in cui perdersi e ritrovarsi. I membri (io) sono delle variabili, non delle costanti. I percorsi divergono. Senza rotture, senza tensioni, il ramo si piega, il frutto maturo vola via.
3 - ho assistito ad alcuni eventi musicali nel periodo immediatamente successivo rispetto alla laurea/ultimo esame. (Ho vissuto alcuni mesi di eccessi e ne sento il peso morale e fisico).
4 - altre cose che mi verranno sicuramente in mente non appena pubblicherò il post definitivo
Alcune precisazione per poi proseguire. I primi due punti sono irrilevanti nell'economia del blog, sono argomenti personali veramente sterili in un'ottica di discussione e dialogo. Tuttavia ritenevo importante riversare queste informazioni in questa sede, non so nemmeno io bene per quale motivo. Fine.
Tornando a noi, cercando di tirare le fila, ricucire la trama del racconto, vorrei tanto soffermarmi sul punto 3. Ho effettivamente assistito ad alcuni concerti da me particolarmente sentiti. Subito dopo l'ultimo esame, verso fine gennaio, inizio febbraio (me par), sono andato a Bolarda a trovare alcuni amici e contemporaneamente ad assistere al concerto di mai mai mai , uno degli artisti che più mi affascinano (a tutto tondo, tematiche, tecnica, musica, stile, lato umano, multimedialità, ascolti, vita privata etc...)
Riprendendo la stesura di questo post probabilmente 7 mesi dopo il suo inizio, colgo l'occasione per indirizzarvi a questo, un bellissimo articolo, anche se sintetico, sulla scena psichedelica occulta della capitale. Ok, cosa già vista e sentita per noi peninsulari ma la dritta è che è un articolo prodotto direttamente da Bandcamp e apparso nella loro sezione daily qualcosa. Nonostante lo sapessi già, ho anche finalmente ascoltato la traccia del nostro eroe sul primo album di Calcutta, artista che non ho mai considerato e che mai considererò ma a cui volentieri attribuisco un punticino in più, giusto per gradire. Potete trovare la traccia incriminata proprio quaqua.
MaiMaiMai è il personaggio a cui penso di più come punto di partenza per tutta una serie di pensieri e produzioni. Il suo modo di caratterizzare la musica è incredibile: possiede un gusto sopraffino per quanto concerne la pasta sonora, la scelta dei suoni, il (passatemi il termine orrendo) sound design. Il suo modo di gestire il feedback. le distorsioni ricercate, l'insistenza delle percussioni giustificano solo una parte dell'immenso fascino che nutro per lui. Il vero motivo per il quale adoro MaiMaiMai alla follia è l'immaginario Occulto che ha a poco a poco formato attorno alla sua musica e ai suoi dischi. Per capirci lui si presenta sul palco incappucciato e con una candela accesa sul tavolo, assieme a poche macchine, un registratore a cassette e un palmare. Ho cercato in vano di carpire i suoi segreti, addirittura chiedendoglieli di persona ma è risultato essere assolutamente inamovibile (anche se molto affabile e simpatico).
Per capire l'immaginario Occulto o, più correttamente, la verità celata dietro la "Nuova Psichedelia Occulta Italiana" bisogna partire da Lomax, necessariamente. Lomax era un etnologo, un tizio che andava in giro per il mondo (delta del Mississippi inizialmente) a registrare le conversazioni e i canti degli afroamericani creando delle vere e proprie librerie di sapere ancestrale, tradizione orale, misteri e racconti del passato, cose che i padri raccontavano ai figli di generazione in generazione. Lomax era americano e dopo l'esperienza già citata decide, per dei validi motivi che non ricordo e che comunque non riporterei per ragioni di spazio, di fare la stessa cosa nell'Italia meridionale. Quello che trova però non ha niente a che vedere con le comunque impressionanti registrazioni americane. I paesi e gli abitanti che visita e incontra sono immersi in una trama arcaica di tradizioni che trasudano antichità, precristianità, paganesimo. Quello che registra è puro occulto preistorico, feste e rituali comunitari che si perdono nel tempo e che, all'epoca delle registrazioni, permangono perfettamente intatti, incontaminati.
Tornando a noi, cercando di tirare le fila, ricucire la trama del racconto, vorrei tanto soffermarmi sul punto 3. Ho effettivamente assistito ad alcuni concerti da me particolarmente sentiti. Subito dopo l'ultimo esame, verso fine gennaio, inizio febbraio (me par), sono andato a Bolarda a trovare alcuni amici e contemporaneamente ad assistere al concerto di mai mai mai , uno degli artisti che più mi affascinano (a tutto tondo, tematiche, tecnica, musica, stile, lato umano, multimedialità, ascolti, vita privata etc...)
Riprendendo la stesura di questo post probabilmente 7 mesi dopo il suo inizio, colgo l'occasione per indirizzarvi a questo, un bellissimo articolo, anche se sintetico, sulla scena psichedelica occulta della capitale. Ok, cosa già vista e sentita per noi peninsulari ma la dritta è che è un articolo prodotto direttamente da Bandcamp e apparso nella loro sezione daily qualcosa. Nonostante lo sapessi già, ho anche finalmente ascoltato la traccia del nostro eroe sul primo album di Calcutta, artista che non ho mai considerato e che mai considererò ma a cui volentieri attribuisco un punticino in più, giusto per gradire. Potete trovare la traccia incriminata proprio quaqua.
MaiMaiMai è il personaggio a cui penso di più come punto di partenza per tutta una serie di pensieri e produzioni. Il suo modo di caratterizzare la musica è incredibile: possiede un gusto sopraffino per quanto concerne la pasta sonora, la scelta dei suoni, il (passatemi il termine orrendo) sound design. Il suo modo di gestire il feedback. le distorsioni ricercate, l'insistenza delle percussioni giustificano solo una parte dell'immenso fascino che nutro per lui. Il vero motivo per il quale adoro MaiMaiMai alla follia è l'immaginario Occulto che ha a poco a poco formato attorno alla sua musica e ai suoi dischi. Per capirci lui si presenta sul palco incappucciato e con una candela accesa sul tavolo, assieme a poche macchine, un registratore a cassette e un palmare. Ho cercato in vano di carpire i suoi segreti, addirittura chiedendoglieli di persona ma è risultato essere assolutamente inamovibile (anche se molto affabile e simpatico).
Per capire l'immaginario Occulto o, più correttamente, la verità celata dietro la "Nuova Psichedelia Occulta Italiana" bisogna partire da Lomax, necessariamente. Lomax era un etnologo, un tizio che andava in giro per il mondo (delta del Mississippi inizialmente) a registrare le conversazioni e i canti degli afroamericani creando delle vere e proprie librerie di sapere ancestrale, tradizione orale, misteri e racconti del passato, cose che i padri raccontavano ai figli di generazione in generazione. Lomax era americano e dopo l'esperienza già citata decide, per dei validi motivi che non ricordo e che comunque non riporterei per ragioni di spazio, di fare la stessa cosa nell'Italia meridionale. Quello che trova però non ha niente a che vedere con le comunque impressionanti registrazioni americane. I paesi e gli abitanti che visita e incontra sono immersi in una trama arcaica di tradizioni che trasudano antichità, precristianità, paganesimo. Quello che registra è puro occulto preistorico, feste e rituali comunitari che si perdono nel tempo e che, all'epoca delle registrazioni, permangono perfettamente intatti, incontaminati.
Passano gli anni, passa il tentativo di riscoperta di queste tradizioni nel ventennio 60-70 che personalmente non mi ha mai detto grandi cose, e infine arriva Tricoli, MaiMaiMai e tutti i progetti ad esso collegati. Tanto è stato scritto su questo tema, io non sono davvero nessuno per poter descrivere tutto questo. La chiave di volta per capire la differenza abissale fra il nostro eroe e i progetti che lo hanno preceduto è l'interpretazione che dà ai lavori di Lomax. Probabilmente non sono neanche dell'etnologo tutti i field recording, i canti, i riferimenti, che Tricoli utilizza ma la vera magia è il connubio perfetto che riesce a produrre fra musica (elettronica in questo caso e anche di classe) field recording e sapore, atmosfera, concetto che non ha effettivamente nulla da spartire con la produzione musicale ma che aleggia, impalpabile ma percepibile, durante l'ascolto. Questo è quello che nessuno prima di lui è riuscito a fare, mettere insieme i pezzi in modo olistico, creando qualcosa di completamente nuovo anche se saldamente legato all'immaginare arcaico di cui discutevamo prima. Il colpo di grazia lo dà poi la sfumatura nera, profonda ma non necessariamente oscura delle produzioni, un gorgo nero, occulto e imperscrutabile, un tuffo nel mediterraneo mi pare abbia detto qualcuno.
Le verità però sono:
- Come già accennato non sono davvero nessuno per poter parlare di Mai Mai Mai. Ci vorrebbe davvero un bel po' di tempo, di studio e di spazio per poter sviscerare la figura, il personaggio, le produzioni principali e i progetti paralleli che si sono susseguiti durante la carriera ormai decennale.
- Le parole hanno un valore davvero relativo in questo caso. Per farvi capire definitamente l'atmosfera sulfurica, arcaica e arcana che il nostro riesce a evocare, vi lascio questo video.
Un'altra piccola passione che sta in me maturando in questo periodo è senza dubbio quella verso le cassette, o il nastro in generale. Sono stato veramente a due click dall'ordinare una loop cassette da 120 secondi, proprio qualche giorno fa. In questo periodo ho la fortuna e l'onore di suonare i miei rumorini in questa (non saprei come altro definirla) performance di narrativa/teatro: un'amica legge alcuni racconti (inizialmente dell'orrore, poi legati agli oracoli come i tarocchi o l' I CHIN) mentre io provo a fare un accompagnamento sonoro consono. Devo ammettere che le due occasioni in cui ci siamo esibiti davanti ad un pubblico sono state molto gratificanti. Cosa c'entra allora la cassetta? Per riempire i gap e darmi una mano durante la parte musicale ho deciso di "campionare" preventivamente alcuni suoni/rumori percussivi e portarmeli dietro sotto forma di cassetta. Per dirla tutta, in realtà, ho inizialmente comprato una piastra cassette con la quale ho timidamente iniziato a produrre e stampare un serie iperlimitata di oggetti, tutti diversi, con grafiche fatte ad hoc. Per questo primo esperimento ho semplicemente riversato la musica da me già prodotta nel corso dei mesi riregistrandola su nastro e eventualmente aggiungendo poche cose. Lo step successivo è stato quello di stampare un lato di vecchie produzioni e l'altro di jam o droni improvvisati sul momento. Molto volte ho anche riutilizzato le cassette che avevo appena stampato come tappeto sonoro aggiuntivo. è stata dunque una questione di tempo e di intuizione quella di utilizzare alcune cassette particolari, sopratutto quelle più corte, in modo da non perdersi troppo, sostanzialmente come campionatori da usare dal vivo. L'atto di girare la cassetta, il mixing delle varie parti durante la performance, mi ha davvero regalato un'emozione importante, una sorta di ancestrale sapere pratico riversato nell'atto artistico. Per rimanere in tema nastro, e giusto per il fatto che mi sta accompagnando nella stesura di questo pezzo, vi linko Valerio Tricoli, altro grande mastodonte della musica sotterranea italiana, un personaggio iper prolifico che ha saputo inventarsi un modo incredibile per gestire il registratore a bobina Revox, qui in una magistrale performance.
E quindi ho cominciato a domandarmi quale fosse il vero senso di questa ritrovata passione per il nastro. Non ho mai palesato direttamente il mio percorso artistico in questa sede, se non con link, soundcloud, piccoli e brevi riferimenti, ma la realtà è che il mio modo di fare musica ha subito delle altalenanti variazioni nel corso dei secoli. Sopratutto per quanto riguarda il rapporto con la tecnologia ho sempre fatto un tira e molla con macchine, computer, strumenti auto-costruiti, circuitbending ecc... illudendomi ogni volta che la nuova forma tecnica adottata dalla mia creatività fosse effettivamente quella definitiva. Proprio oggi, per dire, ho riutilizzato Ableton per gestire un set da cameretta, dopo alcuni mesi che non succedeva. Solamente due cose si stanno cristallizzando in me: il mio in-continua-espansione sintetizzatore modulare e il field recording, due cose che mi completano e mi capiscono. Probabilmente è una questione di appartenenza, mi spiego: Ableton, o per meglio dire il computer in generale, sono strumenti che utilizzo e ho utilizzato in maniera abbastanza estesa ma che non ho mai posseduto realmente (non per una questione di proprietà economica). Non ho mai realizzato una vera sintonia, una rapporto biunivoco. Ci sono state ovviamente delle piccole epifanie transitorie, parlo per esempio della sonorizzazione di dati (fatta con Audacity e della quale potete trovare un piccolo assaggio in una delle ultime tracce su soundcloud) o della mia breve relazione con Max/Jitter ma tutte cose troppo effimere per possedere la capacità di radicarsi in me. Sono cose estranee che non riesco a internalizzare.
Molto spesso mi perdo nel leggere conversazioni sulla bontà della produzione artistica di qualcuno, con giudizi basati sulla forma squisitamente tecnica della produzione stessa. In generale mi ritengo un argomentatore da "l'importante è che suoni/mi trasmetta qualcosa" ma la verità è che ci sono degli strumenti che riescono molto più di altri a veicolari i messaggi per i quali sono ricettivo. Questo vale sia quando interpreto il ruolo di spettatore (la maggior parte delle volte) sia quando mi ritrovo dall'altro lato della barricata. Nel caso specifico della cassetta, del nastro, cito integralmente quanto da me affermato in diversa sede:
La cassetta è ancora un paradigma DIY e, per questo, rappresenta il più immediato collegamento fra la creatività e la realtà (fisica, concreta, analogica (quasi)), con tutti i limiti e le potenzialità che questo comporta.
Sto stampando cassette soprattutto per rispondere ad un'urgenza. Nessuno me lo ha chiesto, non esiste un obiettivo finale (come la "PROMOZIONE" o la "VENDITA"). C'è però, e questo è innegabile, un forte desiderio di condivisione, che poi è intrinseco nella tradizione e nella filosofia DIY.
Questo per farvi capire la filosofia che si cela dietro a quanto detto fino ad ora. Molto ha a che vedere con un nuovo sentimento di responsabilizzazione che mi sta piacevolmente invadendo in questo periodo. Chiaramente trascende la musica per approdare nelle parti più professionali della mia vita ma sono sempre stato un forte sostenitore dell'arte (della musica sopratutto) come medium socio-politico. Un'arte politicizzata è l'arte che mi appartiene. Un'arte asettica, priva del messaggio socio-politico, oltre ad essere molto distante dalla realtà, non potrà mai emozionarmi come la sua controparte. Credo però che questi argomenti meritino un post tutto loro.
Tornando al nastro, il senso pregnante del discorso è brillantemente riassunto in "rappresenta il più immediato ecc....". Non saprei sinceramente trovare parole migliori per descrivere il flusso di pensieri che mi invade quando penso alla cassetta. è gratificante perché ho il controllo totale su tutta la filiera produttiva, dall'ideazione in potenza, alla creazione del contenuto sperabilmente subito riversato sul supporto, alla creazione di grafiche specifiche che si adattino a me e alla musica, per arrivare alla consegna dell'oggetto, in quello che è forse l'atto più totale di un artista dopo la performance in sé, l'incontro con l'altro, lo scambio, la compenetrazione. Non voglio sembrare il porcodio della situazione ma tutto questo ragionamento, con un file, lo saluti. Scrivendo questa frase voglio però spezzare una lancia a favore della nuova distribuzione musicale: Soundcloud, per esempio, mi ha davvero esposto a collaborazioni musicali molto emozionanti e gratificanti, quindi non è tutto negativo.
Anche MaiMaiMai utilizza un walkman e cassette preparate con alcuni field recording o elementi percussivi. Anche questo punto di contatto mi ha fortemente ispirato direi.
Non so quanto senso possa avere ma lo dirò comunque: continuo nella mia crociata della produzione su cassetta. Se qualcuno dovesse mai leggere queste righe e gli venisse voglia di un oggettino non esiti a contattarmi. Magari in un remoto futuro creerò anche io la mia label personale solo cassette riciclate.
Direi che per un post è abbastanza carne al fuoco. L'effetto terapeutico dello scrivere pare non arrestarsi ed è un cosa super positiva. Forse sarà anche il caso di parlare dei collages e del progettino di reading etc... quello però verrà in un secondo momento dai, per oggi direi che ci siamo.
Pensato, scritto, ragionato, riletto sotto la malefica influenza di
Nessun commento:
Posta un commento