lunedì 23 giugno 2014

Trono.




HO VISTO GLI ZU.

La reazione è stata più o meno quella illustrata nella pratica immagine animata. Sì, sono io. Ad ogni modo, ho pensato a lungo a cosa avrei fatto una volta sentito il suono di basso, apprezzato le vibrazioni del sax e le percussioni di batteria. Vi voglio erudire: potete preparavi quanto volete, non sarete mai pronti all'impatto sonoro degli Zu, arrendetevi.
La resa in questo caso è piacevole, c'è una sensazione strana e al tempo stesso magnifica, paura e attrazione. Non vuoi stare lì, non vuoi soffrire così tanto ma al tempo stesso non puoi andartene, DEVI vedere, devi sapere. La musica degli Zu è violenta, non traspare nient'altro che violenza, non c'è posto per nessun'altro tipo di umano sentimento. Gli Zu quando suonano ti fanno male, ti sventrano, ti dilaniano. Non sto parlando di un concetto di decibel, ci mancherebbe (mi aspettavo il realtà un volume molto più insostenibile) ma sto parlando di qualcosa di molto più interiore: è una sensazione praticamente impossibile da spiegare ma è come se la musica fosse talmente opprimente da schiacciarti, il basso in particolare, il basso riesce a generare un saturazione incredibile, talmente elevata da poter essere percepita fisicamente, spostando un braccio (se ci si riesce). 
Contrapposto a questa densità sonora c'è il sax: passa da semplice tappeto, gemello degli altri due strumenti, a costrutto sonoro sempre più alto, sempre più fragile, in bilico ciglio di note altissime, per poi crollare, sprofondare nella cacofonia e nel marasma di vibrazioni al limite dell'udibile. 
Per quanto riguarda la batteria, visto che non me ne intendo, dirò solo che è metronomica e tentacolare, due aggettivi sempre belli da usare dai.

Una cosa che mi ha colpito molto (e che in realtà in parte mi aspettavo) è l'incredibile impatto visivo: devo ammettere che, quando ho scoperto gli Zu, mi aspettavo un gruppo molto udibile ma poco visibile, il classico gruppo statico, oppresso dalla propria stessa musica. Lo pensavo ingenuamente, è vero. Avendo visto i mombu e i germanotta in realtà questa convinzione è andata un po' scemando e, effettivamente, venerdì scorso è crollata del tutto: gli Zu ci godono a stare dove sono, ci godono a guardarti in faccia e vederti soffrire, lo sanno e gli piace. 
Sarà forse deformazione professionale, sarà forse sana attrazione e passione per lo strumento ma devo dire che Pupillo mi ha stregato: è IMPRESSIONANTE. Impressionante è il suono, impressionanti sono gli strumenti, impressionante è l'insana e perversa VIOLENZA con cui suona, impressionante è lo sguardo, con cui ti fissa mentre, immobile, ti senti arrivare addosso un muro di suono inumano.
Pupillo non è di questo mondo credo. Oppure lo è, va bene, ma ha maturato concetti diversi dai nostri riguardo alla musica, all'arte, alla vita umana persino.

Ovviamente sborrate durissime sulla strumentazione come dimostra questo reperto fotografico reperito direttamente sul luogo dei fatti. Incredibile suono incredibile robe, sborrare duro. 


Diciamo, per concludere, che è stata una cosa inaspettata. O meglio, sapevo che sarei uscito da quel posto contento e con la faccia a pezzi ma non immaginavo minimamente il grado della cosa.
Volete un consiglio? Andate a vederli, qualunque persona siate, qualunque sia il vostro artista preferito, qualunque sia la vostra religione, il vostro colore di capelli, il numero di scarpe. Gli Zu sono una fede universale, artisti trasversali che DEVONO essere visti almeno una volta (se non vi piacciono particolarmente) oppure infinite volte se sono il vostro gruppo preferito. L'esperienza che vi offrono non la trovate da nessun'altra parte. Fidatevi.

Ora passiamo all'ultima parte del tutto: volete rovinarvi il prossimo concerto di questo tour? Sì, no? poco importa, adesso vi spiego: sotto questo poche righe ho postato la scaletta del concerto (SI AMICI LA SCALETTA SCRITTA DALLE LORO MANINE), recuperata attraverso un gentilissimo fonico fra l'invidia generale. Inoltre sono riuscito a recuperare due bei 45 da aggiungere alla mia collezione degli ZU (un giorno forse ci imbarcheremo nella difficilissima quanto impossibile analisi della discografia, collaborazioni comprese). Ho recuperato un ottimo splittone con Dalek e anche un paio di Remix. Inoltre (è da un po' che non aggiorno il blog), quando sono andato a vedere i Mombu, ad inizio maggio, ho recuparto anche il nuovo Ep degli Zu, uscito questo aprile per la tempesta. 


Avevo in mento di parlare molto bene di Ostia e di Carbon (Carboniferous è il mio album preferito di tutti i tempi) ma preso dall'entusiasmo non ci sono riuscito. Ad ogni modo, immaginate il magma Noise più cacofonico, oscuro, depravato e violento che riuscite ad immaginare. Immaginate gli Zu (già questo dovrebbe provocarvi eiaculazioni casuali e spontanee), immaginate l'attesa, la snervate attesa di ciò che succederà dopo, immaginate il batterista che conta il tempo con le bacchette sul charleston, immaginate di prepararvi all'impatto, ma è troppo tardi, è successo tutto troppo in fretta.... poi accade, e voi non avete fatto niente per impedirlo: 

LA SUCCESSIONE DI 3 - 5 - 7 - 9 OTTAVI DI CARBON VI SPACCA LA FACCIA ANCORA PRIMA CHE RIUSCIATE A CAPIRE CHE VI SIETE SBORRATI NELLE MUTANDE.

Succedono cose ma voi non capite nè dove siete nè tanto meno CHI siete, sapete solo che vi manca un pezzo di faccia e che sentite materiale appiccicoso fra le cosce. 
Il concerto continua, voi siete nella merda perchè la musica non vi lascia tregua, persino fra le pause ci sono monaci tibetani che parlano, cantano, urlano a frequenze diverse generando incredibili battimenti che vi fanno fondere il cervello. Poi di nuovo, un muro di suono vi spezza le gambe e il fiato. È la fine. 
Poi parte Easter Woman e voi, che sapete che Easter Woman è una canzone tranquilla vi rilassate un attimo, pronti al nuovo fuoco di sbarramento che sta per arrivare. Passa Easter Woman ma voi ormai state andando verso l'adattamento a quel rituale di violenza a cui state assistendo. Comincia un noise al silicone, viscido e melmoso, succedono cose, si premono pedali, si sistemano casse, Mai aggiusta il Sax. Voi non capite, siete felici ora. Succedono ancora cose, pupillo mette il piede su quel pedale rosso di cui tanto avete letto nei forum. Si guarda intorno. I vostri sguardi si incrociano per una frazione di secondo. Tutto si palesa, in un attimo il quadro è completo. Avevate sottovalutato la situazione. 

Il resto è un vortice di polifonia e oscillatori. La morale altra non è che: 

Puoi fare quello che vuoi, puoi prepararti, puoi pregare, puoi piangere, puoi scappare, puoi rimanere fermo e aspettare, puoi pensare ad altro, puoi urlare, puoi guardare in alto, puoi tremare, puoi saltare, battere la testa contro la colonna, insultare e insultarti ma, quando parte la cassa e senti (e guardi) l'uomo che hai sempre voluto vedere dal vivo, stuprare il suono del proprio strumento fino a farlo contorcere in estasi, non sarai mai pronto e OSTIA ti spaccherà la faccia. 


Fine.