domenica 17 dicembre 2017

EH?! (Parte 2)


Non mi è mai piaciuto il termine "basito" però mi rendo conto di doverlo utilizzare in questo frangente, perché lo sono eccome. Apro la seconda parte del "primo post del nuovo corso" con una piccolissima riflessione: mi sono perso. No davvero, mi sono smarrito dentro i contenuti. Ho appena letto una recensione di un disco degli "Ehnarhre" (ATOMICO lo sto ascoltando ora) su una delle zine ((?) di musica altra che più mi affascinano ovvero questa pensando "ma che bombetta, mi sento addirittura frustrato per perché ci sono miliardi di gruppi che ancora non conosco" per poi scorrere la home di face e trovarmeli in primo piano fra i "mi piace" (probabilmente di vecchia data). E allora dio ladro mi frustro ancora di più perché qualche volta mi sento

OBERATO

Si volevo utilizzare questo termine. Comunque dio di dio il disco degli "Ehnahre" veramente una roba paurosa. Rumorismo, jazzate, droni, doom metal e colate laviche di malessere cosmico. Una roba perfetta insomma. Ve lo metto qui fra le righe così potete trastullarvi anche voi .

Ok. Super, stupendevole, alfanumerico. La seconda parte quindi vuole verosimilmente continuare il discorso della prima. Voglio seguire con quanto concerne la mia specifica produzione musicale ma voglio introdurvi degli aspetti di multimedialità. In parole povere la parte video comincia ad essere decisamente pressante nel modo con cui intendo una "performance" o semplicemente una produzione artistica. Per farvi un esempio banale, quando faccio le mie storie o i miei droni, ho preso l'abitudine di lasciar scorrere, in una televisione a tubo catodico, le immagini di qualche film (ultimamente pulp fiction) creando una sorta di distorta colonna sonora alternativa per film muto, che muto non è.

L'esperienza totale nella performarce (anche solitaria) è decisamente fondamentale. L'ho capito di recente, grazie ad un festival organizzato da un gruppo di figure mitologiche dell'FVG, note assieme sotto il nome "Hybrida". Ex circolo arci, in esilio per tutta una serie di spiacevoli eventi, continua, senza arrendersi, a cacciare bombe incredibili sulla regione e vicinanze Slovene e Austriache. I componenti di Hybrida hanno vissuto praticamente qualunque cosa valga la pena raccontare in musica, con un bagaglio culturale e umano immenso. Nel mese di Ottobre (in parte novembre) 2017 sono stati protagonisti organizzativi di un festival di arti e musiche elettroniche chiamato "Forma" (l'ottavo appuntamento del contenitore "Free Music Impulse"). Vi metto giusto il volantino, scannerizzato per l'occasione, così potete rifarvi gli occhi.


Ho assistito a molte delle serate proposte. Purtroppo non ho partecipato a nessuno dei workshop in programma (mangiandomi le mani dopo aver visto i contenuti (gli artisti che si esibivano durante le serate tenevo i laboratori durante il pomeriggio del giorno stesso)). Il festival era completamente incentrato sul binomio Audio/visivo, una cosa che in precedente mi sembrava quasi banale. Nella mia vita passata, anche quando era il mio stesso gruppo a proporlo, l'utilizzo del visual come fattore aggiunto era sempre gravato da un alone di banalità. di già visto, di già fatto. Certo, aggiungeva qualcosa di diverso al tutto, una nuova dimensione dell'esperienza, ma finiva tutto lì, una nuova dimensione bidimensionale, profonda come una pozzanghera.
Non tutti gli artisti in programma hanno generato epifanie nel sottoscritto. E non tutti gli artisti in programma avevano realmente una performance audio/visiva preparata ad hoc. In alcuni casi il collettivo organizzatore (che porta in giro da un bel po' di anni la sua performance fatta di videoproiezioni statico/dinamiche con diapositive e aggeggi digitali (ho visto cose fatte da loro che sorpassano l'umana comprensione)) è venuto in aiuto con alcune immagini di riempimento, molto suggestive ma decisamente slegate, sopratutto se paragonate alle performance REALMENTE audio/video. Non voglio dilungarmi tantissimo perché, andando la stesura di questo post un po' a singhiozzo, ho perennemente voglia di parlare di altre cose. Ci tengo però a sottolineare (e a entralazar adeguatamente) che ho visto i DIVUS dal vivo, uno dei miei progetti moduli/strumento tradizione che più mi avevano fatto rizzare il micropene nel mesi passati. Eccoli qua.


Inoltre riprendendo i discorso dell'audio video vincente, sicuramente l'apice è stato toccato durante l'ultima serata della rassegna (e ci mancherebbe) da due delle performance più incredibili che io abbia mai visto in tutta la vita mia.
Il premio scoppiatissimi va a mani bassi al duo di anfetaminici Sculpture che una roba del genere te la sogni per la settimana successiva ed è ovvio che poi uno si prende bene con le svarionate analogiche. Nonostante la precedente frase sia completamente sgrammaticata, basta osservare questo.

Che ok, non è esattamente costruito sopra la performance audio e viceversa, tuttavia la genialità POP del tutto è talmente irresistibile che secondo me vincono con distacco. In più considerate che quando li ho visti io sono stati addirittura più colorati, più rapidi, più precisi, più anfetaminici. e questo li fa salire sul primo posto del podio. Aver assistito a questa performance ha fatto scattare in me qualcosa, un sentimento visivo sopito ma anche un certo avvicinamento (maggiore) all'etica DIY.

Tutte queste cose (riprendendo la scrittura del post dopo molto tempo, e accorgendomi di una necessità di sintesi) mi hanno fatto percepire la necessità di esplorare nuovi contenuti, nuovi orizzonti per la mia produzione solista.
Il mio set si è ora ridotto all'osso:
-Moduli eurorack
-Un mixer no.input, mandato in feedback
-Un tascam DR100 mkii per le registrazione sul momento (me stesso) oppure per i vari field recording

Devo dire che tutta la parte video è stata momentaneamente accantonata per lasciare spazio ad una più prolifica attività collages. Ve ne metto alcuni così possiamo farci assieme una bella idea


Uomo con il garofano


Schifo di merda

Ora che abbiamo messo sul tavolo tutte le carte, possiamo approfondire un po' i concetti. Il lavoro video che tanto ho decantato nella prima parte esiste ancora, ovviamente: sto sperimentando alcuni progetti un po' più a rilento. Mi sono però reso conto che la suddetta parte la sento molto meno come mia. Proprio una sensazione istintiva. Quando una cosa mi piace, quando riesco a penetrarvi e a appropriarmene, sono automaticamente molto prolifico, mi impegno, produco. La questione dei collages non sta a me definirla buona o cattiva, sicuramente è qualcosa in cui riesco a immergermi e a sfruttarla, al limite della convulsione. Detto questo è anche vero che la parte visuale "statica" del collages, ben si adatta a tutta una serie di piccole idee che mi frullano in testa e che sto progressivamente selezionando come "vincenti". Per esempio una serie di releases in cassetta sarebbero naturalmente collegate con la produzione di collages e "portadas" ad hoc. Un'altra idea che mi frulla è la realizzazione di una Zine, una cosa facile, rapida, Hc, una di quelle que te mancha los dedos, giusto per parlare chiaramente. Un zine da poter lanciare per strada e regalare a tutti. Un oggetto che è più un soddisfare un'urgenza che una reale fonte di guadagno o di contenuti eccelsi. Un modo per poter dire alla comunità: "Guardati dio cane". Un pugno al quotidiano tipo.

Qui veniamo all'ultimo dei temi che vorrei trattare, prima di esplodere tutto quello che abbiamo messo sul tavolo in altrettanti post, separati ed ordinati. 
Il field recording come sovvertimento della quotidianità. Complice anche un libro che ho (appena) cominciato a leggere e che narra le vicissitudini cronologiche della sound art, ho dato nome e forma ad un'epifania che in realtà mi perseguita già da molto tempo.
Il suono è una sovracategoria di cui la Musica fa parte (e fin qua non ci piove). Musica è il nome che il processo antropo-socio-culturale ha dato ad un insieme di suoni codificati. E anche qua non ci piove. Ma, almeno da quello che l'autore dice nel libro, fino alla metà del 1900 la musica, intesa come brano, suite, pieza, opera o quel che cazzo volete, era il solo oggetto della fruizione da parte del pubblico. La dicotomia musica - ascoltatore era assoluta, stringente e monolitica, declinata poi in una miriade di altre visioni ma sempre unitaria e direzionale. Senza dilungarmi troppo, quello che è successo con Cage, Musique Concrete e gruppo Ongaku (sempre secondo l'autore e sempre per sintetizzare) è stato un epocale processo di spostamento dell'attenzione dicotomica. Il "conoscere" una musica, esperirla, si è ampliato al concetto di suono, anche dal punto di vista tecnico (Musique Concrete"), l'esecutore ha cominciato ad espandere i limiti dettati dall'ordine naturale delle cose e a trasformare un concerto in una performance o anti-performance (gruppo Ongaku) ed infine l'ascoltatore è diventato l'oggetto stesso dell'ascolto, creando una cortocircuito che ha distrutto i limiti del possibile e generato automaticamente il concetto di Sound Art e Arte sonora concettuale (Cage sopratutto). 

So che l'entusiasmo che sto sperimentando in questo momento è qualcosa che molti hanno vissuto e che le cose tendono a ridimensionarsi abbastanza facilmente, però concedetemi questa epifania. Io vengo da un percorso musicale molto "sudato" e vissuto. Il concetto, il contenuto, il messaggio, sono cose che la maturità mi ha elargito ma che ho bisogno di tempo per poter metabolizzare.
Preso da uno slancio naive, ho provato a esplorare alcune di queste illustri ipotesi vagliando i vari strumenti a disposizione e ho trovato nel field recording quello più congeniale e più affine ai miei gusti e scopi. Il field recording rappresenta per me la rottura della dicotomia ascoltatore - oggetto e permette a chi ascolta di immedesimarsi in una situazione lontanissima dalla sua esperienza. Permette inoltre di esplorare un sound design "analogico", basato su fatti e agenti assolutamente reali (anche se modificati successivamente). 

Ma sopratutto permette l'introduzione di una variabile in più, lo spazio. In un certo senso ho incluso direttamente quel tanto agognato desiderio visuale direttamente in musica, senza passare dal via. Il field recording è un'immagine, una visione proiettata nello spazio e nel tempo, una quadri dimensione cangiante, piena di eventi che si possono più o meno sviluppare. Semplicemente è una storia, con i suoi personaggi e le sue vicende. Non ho mai trovato nessun tipo di contenuto musicale che mi potesse dare questo tipo di emozione "concettuale" facendolo e sviluppandolo. La cosa che però veramente segna un punto di rottura completo con il resto è la dimensione socio - culturale che il field recording permette di raggiungere (e aggiungere). Una cosa che potresti fare anche con altri tipo di medium aggiungendo una descrizione o esplicitando i tuoi intenti, con il field recording è già intrinsecamente contenuta all'interno, ne è uno dei pilastri fondamentali. Questo mi ha permesso, in tempo recentissimi, di provare un'emozione indescrivibile facendo questo


Una semplice registrazione panoramica della mia città, imbevuta di un forte senso critico nei confronti di scelte culturali perpetrate da anni e assolutamente deleterie (troppo lunga da spiegare). La dimensione politico - critica non sarebbe assolutamente stata possibile senza un field recording. Sarebbe addirittura risultato tutto stucchevole e falso, s avessi fatto una traccia harsh noise con una lunga didascalia di merda a corredo. Mi sarei sentito ridicolo (più di quello che mi sento avendo fatto quest'altro lavoro). Ovviamente non si tratta una cosa tecnicamente perfetta, anche per una cosa lofi. Rappresenta però un'altra epifania, un modo che ho per comunicare con una comunità da cui mi sono per troppo tempo (e volutamente) separato con dolore e rabbia. Non voglio riallacciare per immergermi passivamente però.
Ho capito che alcune scelte della vita sono necessarie anche se sbagliate. O meglio che da scelte sbagliate uno può ricavare un insegnamento anche se l'errore è profondo e indelebile. Una possibile declinazione dei miei errori la leggo come l'acquisizione di uno spirito critico utile e attivo, un'arma che mi permette di ragionare e dubitare, nonché di trovare strade espressive oblique, come queste.

Il corso del post ha seguito un'iperbole improbabile e poi si è sfracellato in un punto preciso, dopo aver rotto il cazzo con tutta sta storia della multimedialità etc.. però alla fine chisseneincula dio boia, io scrivo, io decido. Vi lascio con un altro collage. Scrivere questo post ha avuto un piacevole effetto terapeutico.


sì, ne vado molto fiero