Che poi avrei dovuto decisamente recensirlo prima, questo disco. Cazzo è uscito mille mila anni fa (sempre nel 2015 però). Una sorpresa per tutti, questo disco. Un'uscita senza preavviso, un fulmine a cielsereno che ha portato non poche perplessità e preoccupazioni fra gli addetti ai lavori.
No, aspetta, mi spiego meglio. Perplessità e preoccupazioni non sono il termine adeguato quando si parla di GY!BE. Perplessità e preoccupazioni si possono usare per un gruppetto del cazzo. Qui no. Qui utilizzeremo la parola
STUPORE
Stupore nel senso che: (praticamente) nessuno se lo aspettava. Stupore anche per il formato con cui questo "Asunder" (lo chiameremo così d'ora in poi) esce. Infatti la scelta pratica ricade su di un singolo vinile, niente cose strane alla "Don't Bend". Ognuno comunque si tenga le sue valutazioni che io mi tengo le mie e, a proposito di questo tema "formale" dirò che la mancanza di idee è completamente annichilita da quella che io definirei piuttosto urgenza espressiva.
Spieghiamoci: se un gruppo, abituato a fare doppi dischi in gatefold studiando la disposizione dei brani e tutta un'altra serie di cose, all'improvviso ti caccia un disco singolo, puoi anche essere autorizzato a dire: "ok, non c'hanno più idee e c'hanno bisogno dei sordi". Questo lo puoi dire SE e SOLO SE, quel gruppo non è "GY!BE". In questo caso la tua valutazione deve necessariamente essere convertita in: "hanno talmente tanta voglia di incidere un disco da far avere al mondo intero che piuttosto di aspettare che il materiale fluisca e blablabla lo pubblicano subito". Tradotto diventa
URGENZA ESPRESSIVA
Contenti? E guardate che non è ma proprio per un cazzo una giustificazione. Un'idea del modus operandi dei G ce lo avete o no? Dai cazzo, un gruppo così non fa le cose a caso. Fidatevi di voi stessi, cercate di limitare la furia omicida del giudizio facile e superficiale.
Chiusa questa breve parentesi - chiarimento, passiamo a cosa più specifiche: ovviamente il disco esce per Constellation (ci mancherebbe), etichetta che abbiamo anche tentato di analizzare senza grossi risultati se non una carrellata di loro album. Rinfrescandoci la memoria ricordate che comunque l'etichetta è la personale e mastodontica creatura dei canadesi, dedita alla pubblicazione di perle inarrivabili (proprio su rumore di questo mese c'è un'uscita, appendice del gruppo un po' alla mount zion, su cui magari spenderemo due paroline).
Nuovo formato etichetta di sempre quindi, e fin qui ci siamo senza difficoltà.
Entrando nel vivo del discorso: il disco si compone, come di consueto, di un unico, enorme, costrutto sonoro, suddiviso per comodità in quattro arti che potremmo, con un fare un po' snob, chiamare MOVIMENTI. Dio caro la parola MOVIMENTI è tanto brutta quanto affascinante.
Ciascuno di questi oscilla attorno ad una durata fra 6 e 14 minuti (ahahahah). Valutazione del cazzo ma giusto per dire che i primi due durano 10' mentre il terzo e il 4 rispettivamente 6' e 14'. Non ve ne frega assolutamente un cazzo (giustamente).
Quello che forse vi interessa maggiormente è il contenuto di questi pezzi e quindi ANDIAMO.
Il primo frammento è un muro di suono, solenne, preceduto da una batteria marziale e un debole feedback. Ondate, maree di suono si innalzano, si frantumano su granitiche distorsioni, si sciolgono in sciami di frusci e traballanti rumori, si ricompongono, si fanno frammentate, si confondono con i droni, ritornano vigorose. Ogni colpo è un'esaltazione di suoni: ora la maestosità delle chitarra, ora la profondità del basso, passando per i fiati, un violino tagliente e letale. Un vibrato aggiunto ti destabilizza. Melodie da est si innestano sul tappeto di batterie, si perdono in un'altra ondata, si scompongono, a tratti si ripresentano, si perdono in un accenno di caos puro, sorge un violino, luce che guida, tremolante, si fa sempre più forte, si aggiungono gli altri, staccandosi dall'oscurità, la chitarra continua a vacillare, carica di fuzz, di follia caotica. Soddisfatta, la creatura avanza piano, cominciano a cadere i primi elementi, tornano nel magma informe. Calma dopo la maestosità del suono. Debole, un violino riprende la melodia. Soccorso da un feedback di chitarra comincia a richiamare gli altri, si riforma il nucleo, uno slide si inserisce, si riaprono gli scenari, nuova luce. Il basso entra, sorregge come colonna portante. Nuovo il gioco si ripete, questa volta più calmo, meno troneggiante ma al contempo decisivo, pulito, preciso. L'ultima parole se la prende la chitarra, uno slide in mano esperte, apre la strada per le ondate finali che si perdono in nel fragore dei piatti, in un granitico drone di basso che apre la strada alla calma, la meditazione, la serenità mista a cupo desiderio.
Stratificazione di armonici che si perde in colate di noise e droni. In realtà è uno sprofondare nell'abisso, guardasi attorno e vedere il nulla divorarti. Violino a tratti, divorato dal suono di basso, mefistofelico. Violino rincorso da noise, il terrore messo in musica. Ancora il violino ma questo volta incostante, terrorizzato, braccato. Uno slide si aggiunge alla caccia. Ti inseguono, ti braccano, guardi la luce che si allontana, dietro di te solo vuoto, denso nulla che avanza.
Un colpo di Tom mette fine ai giochi proibiti. Sei solo ma il cuore batte a mille, senti ancora il terrore divorarti. Sai di essere salvo ma quelle suggestioni, quel buio, quel nulla, sono ancora dietro di te. Una radura. Cauti passi, barcollante avanzi. Si innalza il violino, ti guida. Dietro, la paura di uno slide e di un basso grottesco ti spingono con forza. A tratti il male prevarica, lo senti vicino, vincente, divora tutte le altre frequenze. Si apre il paesaggio. Sei al sicuro anche se la paura lascia cicatrici. E invece il basso riprende, il ricordo è vivido. Questo è terrore. Di nuovo il violino ma questo volta è melanconico, non felice. Scaccia pian piano la disperazione, lasciando un senso di vuoto, lacrime amare. Hai superato l'abisso ma cosa vuol dire? La vita è un'altra, è terribile e i ricordi felici si mescolano a l'esperienze nero pece, la rabbia, la violenza dell'ira e dell'odio ti fanno tremare le mani, strette a pugno, lacrime scendono guidate dalle melodie ma tanto ormai che importa. Ancora tremante, vivo ma a pezzi. Non hai voglia di raccoglierti, tanto poco importa. Preferisci restare lì ad aspettare che la vita torni i suoi debiti. Si vira verso la vertigine, stringi i denti fino a spaccarteli. Te lo meriti? Servirebbe solo qualcuno che ti dicesse "si, te lo meriti" e tutto sarebbe perfetto. Ma la melodia ti guida verso altre risposte, vendetta. Odio, rabbia, furia. La chitarra è un leviatano di rumori, cangiante nelle melodie. Tutto si perde di nuovo. è la rivalsa, la cavalcata finale, maestosa, immensa, totalizzante.
Tutto si mescola, la testa piena di pensieri sfuocati, spazzati via dalla melodia che non ammette distrazioni, sei in piedi ormai, niente luce, buio, disperazione, felicità, tristezza, rimorso, odio, vita morte, nessun altro in vita, niente pensieri, niente, niente, niente. Sei un faro e tutto l'universo è focalizzato su di te, come un ago, condensata l'energia, tutto passa attraverso di te ora, ti sollevi da terra, stringi i pugni, ancora e ancora, sanguini, la mandibola si frantuma, le ossa si polverizzano, la carne brucia, pezzo dopo pezzo, niente dolore, niente, niente, niente. La melodia, sei la melodia.
IMMENSA
MAESTOSA
TOTALIZZANTE